Wall Street, sbarca la pet economy: per cani e gatti giro d’affari da 53 mld $
NEW YORK – Dopo gli immobili e le nanotecnologie i mercati investono su cani, gatti & co. E’ la pet economy. Un giro d’affari che dal 2007 ad oggi si è attestato, solo negli Stati Uniti, a 53 miliardi, spesi dai padroni di animali domestici mentre per la crisi galoppava, si rinunciava ad auto e vacanze, si faceva la spesa al discunt, per il proprio amico a quattro zampe non si rinuncia(va) a nulla.
Negli Stati Uniti i soldi per cani, gatti, conigli, criceti, canarini, pesci rossi, furetti e simili sono aumentati del 30% negli ultimi cinque anni. Non solo guinzagli, cuccette e bustine di croccantini, ma anche menu biologici firmati da chef, giocattoli hi-tech a energie rinnovabili, persino tapis roulant e cagnoline gonfiabili per soddisfare i desideri dei quattro zampe.
Broker e finanzieri hanno fiutato l’affare che ora è approdato a Wall Street, dove il marchio di settore Petsmar ha visto le proprie azioni passare dai 13 dollari del 2009 a 68 dollari, mentre le azioni di Zoetis, catena di prodotti veterinari, hanno aumentato il loro valore del 20%.
L’hedge fund Alliance Growth ha puntato alcuni milioni su Kriser’s, una catena di cibo per animali. Diversi fondi di investimento di San Francisco hanno sottoscritto un aumento di capitale da 7 milioni di Whistle, titolare del brevetto di un Gps che monitora il cucciolo e comunica i dati sullo smartphone del proprietario.
E secondo gli analisti americani il business è solo all’inizio. Del resto, se i proprietari di cani e gatti spendono in media 1.300 dollari all’anno per i loro “amici” in tempo di crisi chissà quanti soldi spenderanno quando questa crisi (per gli umani)sarà, finalmente finita.