Yacht. I cinesi potrebbero comprarsi la Ferretti oberata di debiti

Pubblicato il 2 Dicembre 2011 - 14:08 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nella complicata partita del salvataggio della Ferretti, azienda leader nel settore nautico, alla fine potrebbero vincere i cinesi. Un accordo va raggiunto obbligatoriamente entro domenica: ma il concordato preventivo (articolo 182 bis) per la ristrutturazione del debito da 600 milioni di euro ha bisogno dell’assenso di tre quarti dei creditori. Il fondo di private equity Oaktree attualmente detiene il 40% dell’esposizione debitoria di Ferretti, avendo rastrellato sul mercato secondario anche il debito ceduto da Mediobanca. E’ evidente che Oaktree ha assoluto potere di veto: agli americani la soluzione art. 182 bis non piace, preferirebbero che anche i fornitori contribuissero al salvataggio scontando qualcosa sui 120 milioni di crediti detenuti.

Alla finestra, osservatore interessato, c’è il gruppo Shantui che già ha formulato una proposta di acquisizione di tutte le posizioni debitorie. In Cina il mercato degli yacht è in continua espansione: 100 milioni di ricchi rappresentano un mercato dalle grandi prospettive per l’industria nautica. La Ferretti è un boccone pregiato e non è difficile credere che in caso di acquisto tutta la produzione si trasferirebbe in Cina. Uomini e tecnologia. Comunque vada a finire il caso Ferretti è emblematico di una certa gestione fondata solo su parametri e aspettative finanziarie. Un gruppo solido e simbolo della nautica italiana in pochi anni è piombato in una grave crisi finanziaria grazie a chi (fondi di private equity) lo ha comprato e rivenduto per realizzare plusvalenze enormi e caricandolo di debiti.