Zucchi, Buffon no a aumento capitale. Sindacati: 1000 posti lavoro a rischio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Aprile 2015 - 15:47 OLTRE 6 MESI FA
Zucchi, Buffon dice no a aumento capitale. Sindacati: 1000 posti lavoro a rischio

Zucchi, Buffon dice no a aumento capitale. Sindacati: 1000 posti lavoro a rischio

MILANO – Mille posti di lavoro a rischio. Questa la denuncia dei sindacati per la crisi dell’azienda Zucchi di cui è principale azionista il portiere della Juventus Gigi Buffon. L’azienda è in crisi da tempo e la trattativa con le banche per la ristrutturazione del debito va a rilento. Così  i sindacati lanciano un allarme per mille posti di lavoro. Ma la Zucchi si avvicina all’appuntamento dell’assemblea del 20 aprile, che qualcosa dovrà decidere per uscire dall’impasse, con una novità: ha conferito mandato a Ernst & Young per “la ricerca di soggetti industriali o finanziari” e “agevolare la negoziazione con le banche finanziatrici”.

Insomma si cerca un nuovo investitore e, secondo quanto riporta l’agenzia Ansa,  qualche primo contatto ci sarebbe già stato, ma i tempi per la concretizzazione di questa ipotesi sono troppo lunghi per le necessità di un’azienda che naviga in acque sempre più difficili. Quindi bisogna trovare una soluzione in poche settimane e la ‘sveglia’ l’hanno data anche i sindacati. Cgil, Cisl e Uil del settore hanno emesso una nota comune nella quale temono “il completo disastro finanziario e la perdita di circa mille posti, più centinaia di lavoratori impegnati nell’indotto, se non si interviene in tempi brevissimi”.

Quasi impossibile un nuovo aumento di capitale, anche perché il principale azionista del gruppo, il capitano della Juventus e della Nazionale Gianluigi Buffon, non è disponibile. Lui è il primo calciatore a essere entrato nel Cda di una quotata in Borsa, ha investito in tutto qualcosa come 27 milioni e il suo 56% del gruppo tessile rischia di valere molto poco. Soprattutto se si andasse alla vendita per ‘spezzatino’ delle parti migliori della Zucchi, soluzione alla quale potrebbe puntare qualche azionista minore per uscire senza troppi danni.

Il fatto che all’ultima assemblea alcune delle banche finanziatrici (Unicredit ha il 4,7%, Intesa il 3,4% e Bpm il 2,5% delle quote) non si siano presentate non è stato un bel segnale secondo gli analisti finanziari, ma anche loro sanno che il mercato nel quale opera la Zucchi è oggi durissimo, con conti di giganti come Zara e Ikea che, nel comparto, non brillano. Ma il tempo stringe: servono “risorse indispensabili anche per pagare gli stipendi in arretrato dei 323 lavoratori della controllata Mascioni, che a febbraio hanno ricevuto solo un acconto del 25%, e i fornitori: la situazione è tale che temiamo che il prossimo 7 aprile (data del pagamento degli stipendi nella capogruppo, Ndr.) anche Zucchi non potrà versare gli stipendi”, avvertono i dirigenti locali della Femca Cisl.