Enel alleggerisce “clausola etica”: fuori dal cda solo se condannati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Maggio 2015 - 00:26 OLTRE 6 MESI FA
Enel alleggerisce "clausola etica": fuori dal cda solo se condannati

Enel alleggerisce “clausola etica”: fuori dal cda solo se condannati

ROMA – Era stata l’unica ad approvarla lo scorso anno e adesso la rende meno ‘severa’. E’ la clausola etica, che l’assemblea dell’Enel ha deciso di modificare in senso meno restrittivo, approvando la modifica proposta dal cda, insieme al bilancio, alla distribuzione del dividendo e al nuovo componente del board candidato dal Tesoro. In una riunione priva di spunti particolari sul piano della gestione aziendale, a parte i dettagli relativi alla strategia per la banda ultralarga che il colosso elettrico propone agli operatori di tlc interessati a sfruttare i suoi cavidotti, l’attenzione si è concentrata appunto sui temi della governance. In particolare, il tema centrale era la ‘clausola di onorabilità’, che il governo Letta aveva deciso di proporre attraverso la cosiddetta direttiva Saccomanni in tutte le grandi controllate del Tesoro allo scopo di evitare amministratori coinvolti in procedimenti giudiziari. L’unica assemblea a farla passare fu però proprio l’Enel, mentre Eni, Finmeccanica e Terna dissero di no.

Con il voto di oggi quella clausola viene alleggerita: non basterà più un semplice rinvio a giudizio per far decadere o per rendere ineleggibile un componente del cda. Ci vorrà almeno una condanna di primo grado. A spiegare il perché della modifica è stata la presidente, Patrizia Grieco, secondo cui era necessario rendere la norma “compatibile con le esigenze di stabilità della gestione aziendale”. Era insomma necessario “ridefinire la portata” della clausola, “tenendo conto che il decreto che dispone il giudizio è un provvedimento di carattere del tutto preliminare, adottato di norma in assenza di attività istruttoria e di un contraddittorio tra le parti”. Comunque, ha assicurato la presidente, “gli amministratori di Enel continueranno a essere assoggettati a una disciplina dei requisiti di onorabilità più rigorosa rispetto a quella applicabile alla generalità delle società con azioni quotate, per le quali il venir meno di detti requisiti è legato alla condanna con sentenza irrevocabile”.

L’assemblea, infine, ha approvato il bilancio che si chiude con un utile netto di 517 milioni di euro e la distribuzione del dividendo di 14 centesimi per azione: al Tesoro, titolare di una quota del 25,5%, va quindi un assegno pari a 335,6 milioni di euro. E’ stato nominato, infine, un nuovo componente del cda candidato dal Tesoro, Alfredo Antoniozzi, in sostituzione del dimissionario Salvatore Mancuso.