Enel X illumina “HELP the Ocean”, ai Fori l’istallazione con i tappi di plastica contro l’inquinamento dei mari FOTO-VIDEO

di redazione Blitz
Pubblicato il 8 Giugno 2018 - 17:15 OLTRE 6 MESI FA
Francesco Venturini, Responsabile Enel X4

L’istallazione illuminata da Enel X e vista dall’alto

ROMA – Dal 9 giugno al 29 luglio nella magnifica cornice del Parco Archeologico del Colosseo ai Fori Imperiali a Roma, sarà visibile l’installazione luminosa HELP the Ocean dell’artista Maria Cristina Finucci, un grido d’allarme sullo stato del nostro pianeta. La presentazione dell’istallazione è avvenuta venerdì 8 giugno nella Basilica Giulia al Foro Romano, in occasione della Giornata mondiale degli oceani.

L’opera fa parte del ciclo, iniziato dall’artista nel 2013, con la fondazione di un nuovo Stato Federale, il Garbage Patch State, il secondo Stato più vasto al mondo con i suoi 16 milioni di kmq, che comprende le cinque principali “isole” di plastica presenti [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] negli oceani.

L’opera è composta da 76 elementi che formano le quattro lettere della parola HELP. Si tratta di gabbioni Maccaferri in rete metallica di dimensioni – 1m x 2 m x1m – vuoti all’interno e foderati da pannelli di rete rossa come quella che si usano per vendere le arance, contenenti tappini di plastica colorati, sei milioni in tutto, raccolti dagli studenti dell’Università Roma Tre.

Solo da una visione dall’alto però si potrà notare che questa peculiare costruzione forma le quattro lettere della parola HELP, la richiesta di aiuto di un’intera epoca storica, la nostra, finalmente conscia del proprio avviato processo di autodistruzione.

Di notte la gigantesca scritta – si illumina – grazie ad Enel X – ed è visibile anche da via dei Fori Imperiali. “HELP è un grido d’allarme – afferma l’artista Maria Cristina Finucci – che non si limita alla pur importante questione ambientale, ma pone al centro l’individuo e l’intera vita sul pianeta, in cui l’ambiente è legato indissolubilmente alle risorse naturali, alla salute, all’alimentazione, alla povertà, alle disuguaglianze, ai diritti umani, alla pace”.

“Siamo orgogliosi di sostenere questo progetto di altissimo valore culturale e scientifico” – afferma Diana Bracco, Presidente di Fondazione Bracco – “Un’installazione straordinaria che sensibilizza il grande pubblico in modo emozionante sul tema drammatico dell’inquinamento causato dai rifiuti plastici dispersi negli oceani.  Un tema, quello della promozione della sensibilità e del rispetto verso l’ambiente, di primaria importanza e caro a Fondazione Bracco. Un tema a cui vogliamo dare voce nella convinzione che l’arte possa essere uno strumento di lettura privilegiato per comprendere e approfondire al meglio la realtà globale e i suoi molteplici aspetti”.

“L’intervento di Enel X permetterà di visitare e vedere HELP the Ocean anche di notte – afferma Francesco Venturini, Responsabile Enel X. “Siamo estremamente soddisfatti di aver dato un contributo concreto alla valorizzazione e amplificazione del messaggio di HELP, collegato alla tutela dei mari, del territorio e a un utilizzo consapevole e razionale delle risorse. Proprio per questo, Enel X lavora ogni giorno allo sviluppo di soluzioni tecnologicamente innovative con lo scopo di migliorare la vita delle persone e di preservare l’ambiente in cui vivono”.

Venturini descrive l’impegno di Enel nella cosiddetta illuminazione artistica, impegno iniziato 30 anni fa, e nell’efficentazione energetica che riduce i consumi e quindi l’impatto ambientale. Nel caso dell’istallazione d’arte “HELP The Ocean”, Enel X ha esaltato le forme policrome e volumetriche dell’opera, che verranno esaltate di notte grazie all’uniformità del flusso di luce prodotto da apparecchi di ultima generazione. In particolare le lettere, che compongono la scritta HELP, saranno illuminate da 140 apparecchi a LED 3000K da 42W provvisti di alimentatore eletronico; una scelta scaturita dalla necessità di avere punti luce di peso e dimensioni contenute.

Per consentire un flusso luminoso a una temperatura di colore che dia risalto cromatico a tutta la struttura, ogni apparecchio d’illuminazione è ricoperto da un filtro LEE 150 Orange. Ogni corpo iluminato è installato nella parte superiore di gabbioni sospesi con fasci di luce che puntano verso il basso, vista la pesenza sulla base di pannelli che faranno da riflettori.

Maria Cristina Finucci (in fondo all’articolo un’intervista realizzata da Blitz Quotidiano), a proposito della sua opera spiega:

“E’ passato ormai qualche anno da quando ho iniziato a guardare gli oggetti di plastica, ormai disseminati su tutta la superficie terrestre e ancor più nei mari, con gli occhi di un archeologo del futuro che probabilmente li considererà preziosi reperti, anche se non certamente rari, utili a raccontare la storia dell’”età della plastica ”, l’epoca in cui viviamo. Nel 2016 ho realizzato una installazione che riproduceva le rovine di un grande insediamento sull’isola di Mozia (Trapani) costituito da blocchi uguali in dimensione a quelli delle adiacenti le rovine fenicie, però di plastica invece che di pietra. L’ ipotetico archeologo del futuro, che nella mia narrazione effettua il fortunato ritrovamento nel 4016 d.C. non riesce a classificare questi reperti perché diversi da quelli delle comuni discariche. Qui il materiale era organizzato ed omogeneo, non buttato alla rinfusa. Solo durante il suo viaggio di ritorno con la navicella spaziale – perché probabilmente tra duemila anni il genere umano sarà estinto – guardando dall’alto l’archeologo riesce a leggere la parola HELP, un deliberato ed organizzato grido di aiuto della nostra civiltà”.

“Il mio racconto continua e questa volta ha come teatro il sito archeologico più importante al mondo: il Foro Romano. Gli scavi dell’archeologo del futuro anche questa volta hanno portato alla luce un altro HELP, molto simile a quello ritrovato a Mozia, una serie, dunque. Si apre così un mistero … L’HELP romano sorge sui resti della Basilica Giulia a lato della via Sacra, tra le molte domande che l’archeologo si pone ce n’è una molto semplice: perché proprio lì? Naturalmente ogni risposta è solo una supposizione, ma la tesi più avvalorata è quella che coinvolge uno Stato, il Garbage Patch State, lo Stato formato dagli ammassi di plastica che occupano gli oceani, di cui hanno notizie sin dal 2013 d.C. Nell’anno della sua fondazione le “cinque isole” che costituivano allora lo Stato Federale occupavano la superficie di 16 milioni di Kmq, ma sicuramente in pochi decenni successivi questo anomalo “territorio” si era esteso fino a diventare, suo malgrado, il più vasto continente. Come sappiamo il Garbage Patch State non aveva mire espansionistiche, ma al contrario, ha subito come una violenza la dilatazione incontrollata dei suoi confini. Gli articoli della sua Costituzione erano incentrati sulla necessità di fermare la propria involontaria crescita. Forse per questo lo Stato scelse proprio il Foro Romano, uno dei luoghi più simbolici del pianeta Terra per lanciare un grido di allarme verso i milioni di visitatori del Foro Romano nella speranza di vedere arrestata la sua espansione”.