Energia e Italia: la scelta tra nucleare e solare termodinamica complicata dallo sviluppo edilizio

di Fedora Quattrocchi
Pubblicato il 30 Novembre 2010 - 23:29| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

Il problema energetico italiano è chiuso in una spirale di contraddizioni che legano scelte tecnologiche, scelte ambientali e pura mancanza di spazio. Infatti negli anni lo sviluppo edilizio ha tolto e continua a togliere spazi all’energia col rischio di far collassare il sistema paese e di farlo sia che le scelte energetiche italiane siano condizionate dalla sinistra di Vendola sia che il governo resti nelle mani della destra. Quello che ci manca sono il tempo e lo spazio.

L’Italia ha bisogno di un minimo di 60.000 MW elettrici nominali installati, che lavorino ottomila ore l’anno, e che sostituiscano, nell’arco dei prossimi vent’anni, la parte delle attuali centrali non idroelettriche e a geotermico. Questo vale sia che essi provengano da fonti a prevalenza di energia rinnovabile (sinistra di Vendola) sia a prevalenza carbone pulito e nucleare (destra).

Facciamo ora uno scenario di energia da installare/sostituire da qui al 2015-2020, con un tasso di crescita del Pil costante e pari a quello attuale.

L’Italia ha una superficie di 301.277 km quadrati, cioè 30 milioni di ettari. Solo un quarto di questi sono pianure ma, data la elevata densità di edifici privati e industriali che copre il territorio nazionale, solo la cinquecentesima parte delle pianure, pari a 15mila ettari, può esser usata per il solare termodinamico, unica tecnologia solare utilizzabile per la produzione industriale.

L’impianto pilota a energia solare termodinamica realizzato dal premio Nobel Carlo Rubbia a Oriolo, in Sicilia, vale nominalmente 5 MW e occupa 3 ettari, il che equivale a 1.66 Mw/ettaro. Se si tiene presente il dato esposto sopra, che si possono considerare utilizzabili per impianti destinati al solare termodinamico solo 15 mila ettari, si ottiene (15 mila moltiplicato 1.66) una installazione nominale massima pari a 25.000 MW,  cioè meno della metà del fabbisogno, altresì coprendo di specchi tutti quei 15 mila ettari.

Si deve anche rilevare che la tecnologia del solare termodinamico, oltre a richiedere molto spazio, è costosa e lavora 6.000 ore/anno e non 8000 ore/anno come invece, a regime, gli impianti a combustibili fossili e nucleari.

Ai 25 mila MW del solare termodinamico si possono ancora aggiungere verosimilmente 10.000 MW eolici in grado di operare per sole 4000 ore/anno: la loro collocazione, per la struttura stessa degli impianti, sia sulla terraferma sia off-shore, non interferisce con la destinazione di spazio al solare. Restano potenziali altri 10.000 MW geotermici nuovi a media entalpia-ciclo binario da 7000 ore/anno di attività a condizione che sia portata avanti una adeguata ricerca pubblica geofisica e non intervengano ostacoli di tipo locale.

In teoria, quindi  una Italia alimentata da energie rinnovabili, integrate da idroelettriche e geotermiche, anche se poco sarebbe lo spazio residuo per l’agricoltura è in teoria possibile, ma i numeri appena esposti mostrano che si tratta di una ipotesi assai teorica.

Diverso è il caso opposto. Il carbone pulito (o anche le centrali a metano, che comunque sarà indispensabile per usi diversi da quelli elettrici) necessita, ad esempio per 1000 MW installati in produzione per 8000 ore/anno, di 100 ettari, pari a 10 MW/ettaro e quindi a 6 volte il rendimento di 1,66 MW/ettari del solare termodinamico.

Alla fine quindi lo spazio territoriale italiano produce nominalmente con il carbone 9 volte di più , rispetto al solare termodinamico. Nel calcolo non va incluso lo spazio di territorio italiano su cui si proiettano, in superficie, i siti di stoccaggio di anidride carbonica in profondità, molti dei quali altresì lontani dalla costa.

E il nucleare? Questa tecnologia richiede circa lo stesso spazio del carbone pulito, considerando anche che le miniere di uranio sono praticamente assenti dall’Italia, parco nazionale scorie nucleari (che però al 95% sono scorie prodotte dagli ospedali dalla nostra popolazione sempre piu’ anziana e viziata), edifici e trasporti di sicurezza.

Resta da considerare, a favore del primo scenario, l’inesistente impatto del combustibile sulla bilancia commerciale italiana perché il sole è gratis. Ma bisogna anche aggiungere che l’ipotesi energetica di Nichi Vendola comporta l’arresto immediato e assoluto di qualsiasi costruzione di nuovi edifici. Ce lo possiamo permettere?