“Tangenti per concedere appalti in Iraq e Kuwait”: l’Eni sotto inchiesta

Pubblicato il 22 Giugno 2011 - 08:53 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’Eni è sotto inchiesta per “corruzione internazionale”. Detto altrimenti, L’Ente Italiano Idrocarburi  avrebbe chiesto, questa l’accusa, tangenti per concedere appalti in Iraq e Kuwait. A finire sotto la lente della magistratura di Milano, scrive il Corriere della Sera, è la gestione dell’amministratore delegato Paolo Scaroni.

Secondo quanto scrivono Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella sul Corriere della Sera, le indagini hanno portato a scoprire “un sistema nel quale grandi aziende italiane dell’ingegneristica e delle costruzioni stanno pagando tangenti estero su estero a top manager dell’Eni per essere ammesse a far parte di appalti da miliardi di dollari: quelli che il cane a sei zampe, come stazione appaltante su delega statale dell’Iraq e del Kuwait, dal 2010 sta non solo contribuendo a realizzare ma direttamente organizzando «chiavi in mano» rispettivamente in uno dei più grandi giacimenti di petrolio al mondo (l’iracheno Zubair, vicino a Bassora) e in quello non meno ricco di Jurassic Field nel nord del Kuwait”.

Per gestire questi “affari” venivano utilizzati cellulari con schede telefoniche lituane, ritenute “non tracciabili” da chi le usava. Ma non è stato così. Svelati anche i veri nomi delle persone citate solo con un soprannome come “il Lupo”, “Panatta” e “lo zio Tom”, o le notizie trasmesse via penna usb.

Il 21 giugno sono partite le perquisizioni, non solo in Italia, ma anche in Svizzera, Gran Bretagna e Israele. Sotto la lente degli inquirenti non solo l’attività di Eni in Iraq e Kuwait, ma anche, per la prima volta, quella nel giacimento di petrolio di Kashagan in Kazakhstan.

Per la prima volta nel mirino delle indagini è finito l’operato di Scaroni. Risale infatti al decennio 1994-2004 la precedente inchiesta sulle tangenti pagate a politici della Nigeria da un consorzio internazionale franco-nippo-americano-italiano, e che aveva visto l’Eni pagare 365 milioni di dollari agli Stati Uniti, 20 milioni alla Nigeria, e in Italia aveva dato origine ad un processo per cinque ex manager Snamprogetti tuttora in corso ma prossimo alla prescrizione.

Scaroni non è indagato come persona fisica, l’Ei è indagata solo come persona giuridica in base alla legge 231, ricorda il Corriere, “sulla responsabilità amministrativa delle società per reati commessi dai dirigenti nell’interesse aziendale”. A questo reato, scrive il Corriere, secondo l’ipotesi accusatoria sarebbe finalizzata l'”associazione per delinquere” contestata al vicepresidente di Saipem spa, Nerio Capanna, al numero uno del “progetto Zubair” della stessaEni Diego Brachi, e a tre “intermediari”: gli ex manager del settore Massimo Guidotti, Stefano Borghi e Enrico Pondini.

I nomi delle aziende che avrebbero versato i soldi, o promesso di farlo, per aggiudicarsi gli appalti sono ancora da verificare, ma Ferrarella e Guastella citano il gruppo ingegneristico Bonatti, Ansaldo, Renco, Elettra Energia ed Elettra Progetti.