Eni tiene nel secondo trimestre 2015 anche se petrolio vale meno. Produzione ok

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Luglio 2015 - 12:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Eni ha chiuso il secondo trimestre del 2015 con una perdita netta di 0,11 miliardi e un utile netto adjusted che passa dell’84% a 0,14 miliardi di euro. Risultati sicuramente soddisfacenti per il colosso petrolifero, che è riuscito a limitare i danni in un anno difficile per il crollo del prezzo del petrolio. Altri elementi positivi, la capacità di riconvertirsi verso settori energetici ndiversi da quello petrolifero e il taglio del dividendo, in anticipo rispetto alle altre aziende del settore. E poi ancora Eni ha fatto registrare un +9% nella produzione rispetto alle attese e ha mantenuto ottimi livelli di cash flow nonostante il valore del petrolio si sia praticamente dimezzato.

Eni nel semestre ha registrato un utile netto di 0,59 miliardi (-70%) e un utile netto adjusted di 0,79 miliardi (-62%). Penalizzante, come detto, è stato il crollo delle quotazioni del petrolio, che ha determinato la contrazione dei ricavi del settore E&P (esplorazione e produzione) nonché dal peggioramento dei risultati di Saipem in considerazione del debole scenario del settore petrolifero.

In particolare, il settore E&P ha registrato un utile operativo adjusted in calo del 48% su trimestre e del 61% su semestre e quello ingegneria e costruzioni ha riportato una perdita operativa adjusted di 740 milioni di euro nel trimestre e di 580 nel semestre.

Ma anche in una congiuntura catastrofica a livello internazionale, Eni è riuscita a difendersi in maniera più che onorevole: gli elementi negativi di cui sopra sono stati parzialmente compensati dalla crescita delle produzioni, dal deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro e dal miglioramento dei risultati dei business raffinazione e chimica grazie alle azioni di efficienza e ottimizzazione che unite alla ripresa dei margini hanno consentito il ritorno alla redditività.

Le altre voci finanziarie del trimestre hanno visto un utile operativo adjusted (esclusa Saipem), in calo del 41% a 1,50 miliardi (-51% a 2,91 miliardi nel semestre), con gas & power, raffinazione e chimica positivi in entrambi i periodi. Considerando invece anche Saipem l’utile operativo adjusted è in flessione del 72% a 0,76 miliardi nel trimestre e del 63% a 2,33 nel semestre. L’utile netto adjusted esclusa Saipem si è attestato rispettivamente a 0,45 miliardi (-46%) e a 1,05 miliardi (-47%). Il flusso di cassa netto dell’attività operativa, che nel primo semestre è stato di 5,68 miliardi, e gli incassi da dismissioni (0,64 miliardi) hanno coperto buona parte dei fabbisogni per il pagamento dei dividendi (2,02 miliardi) e gli investimenti del periodo (6,24 miliardi).

Sulla base dell’esame dei risultati del primo semestre 2015 e delle previsioni per l’intero esercizio, la proposta di acconto dividendo al cda del 17 settembre 2015 sarà di 0,40 euro per azione (0,56 nel 2014) da mettere in pagamento a partire dal 23 settembre 2015 con stacco cedola il 21 settembre 2015.

Nel secondo trimestre la produzione di idrocarburi dell’Eni è stata pari a 1,754 milioni di barili al giorno, in crescita del 10,7%, mentre nel primo semestre la crescita è stata del 9% a 1,726 milioni di barili. Lo annuncia l’Eni, aggiungendo anche una revisione della guidance di produzione per l’intero anno dal +5% a oltre il 7%.

Soddisfatto per i risultati ottenuti l’amministratore delegato Claudio Descalzi: “Ottimi risultati industriali in tutti i business che ci hanno consentito di rivedere al rialzo alcuni degli obiettivi del piano strategico”. Secondo l’ad anche grazie alle rinegoziazioni dei contratti gas e al riassetto degli impianti di raffinazione è stato possibile “limitare gli effetti della caduta dei prezzi degli idrocarburi, sia in termini economici, sia in termini di cassa. Nonostante il dimezzamento del prezzo del barile, abbiamo conseguito 5,7 miliardi di cash flow”.

“Nel settore upstream – prosegue Descalzi – abbiamo raggiunto una crescita produttiva record e abbiamo contenuto significativamente i costi. Inoltre, il recente avvio della produzione del campo di Perla, in Venezuela, e l’ormai prossimo avvio di Goliat, in Norvegia, forniranno un contributo importante nella seconda parte dell’anno. I business del middownstream hanno tutti ottenuto risultati positivi, grazie ai forti progressi nel riassetto dei nostri impianti di raffinazione e petrolchimici, al successo nelle rinegoziazioni dei contratti gas e agli ulteriori interventi sull’efficienza”.

Queste azioni, dice ancora l’ad, hanno contribuito a limitare gli effetti della caduta dei prezzi degli idrocarburi, sia in termini economici, sia in termini di cassa. Nonostante il dimezzamento del prezzo del barile, abbiamo conseguito ?5,7 miliardi di cash flow, in linea con il primo semestre dello scorso anno, che ha finanziato la quasi totalità degli investimenti realizzati nel semestre”. Si tratta di “un risultato particolarmente rilevante, dato che operiamo in un settore che oggi ha come principale sfida proprio l’autofinanziamento degli investimenti. Questi risultati superiori alle attese ci consentono di confermare la proposta al CdA al prossimo 17 settembre di un acconto dividendo pari a 0,40 euro per azione”.

Le prime reazioni degli analisti internazionali davanti ai risultati di Eni: