Giappone, metano dal fondo marino: ghiaccio infiammabile, energia per 100 anni

Pubblicato il 13 Marzo 2013 - 10:52| Aggiornato il 26 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

TOKYO – Il Giappone è il primo paese al mondo che ha trovato il modo di estrarre gas metano dal fondale dell’oceano. I suoi giacimenti di idrati di metano, il “ghiaccio infiammabile”, costituiscono una valida fonte di energia alternativa. Se il Giappone potrà estrarre in sicurezza il metano coprirà il fabbisogno energetico del Paese dei prossimi 100 anni.

Il primo passo verso questa nuova fonte energetica è stato  annunciato dal ministero giapponese: martedì 12 marzo gli idrati di metano della fossa di Nankai, al largo delle coste centrali giapponesi, sono stati estratti. Se fino ad oggi nessuno aveva tentato  l’impresa è per il rischio di destabilizzazione degli strati geologici sottomarini in cui si trovano i giacimenti.

I giacimenti sottomarini di idrati di metano sono gigantesche riserve di acqua e metano intrappolati nello stato solido di ghiaccio. Perché un tale composto solido possa formarsi sono necessarie condizioni di altissime pressioni e basse temperature, condizioni che i fondali oceanici offrono. L’acqua di mari ed oceani tra i 500 ed i 4mila metri di profondità è molto fredda e la pressione è elevata.

Le condizioni sono così favorevoli che si stima che i giacimenti di metano intrappolati nei ghiacci dei fondali sottomarini siano più del doppio di tutti i depositi fossili di petronio, carbone e gas naturale. In appena un metro cubo di ghiaccio si possono trovare 170 metri cubi di metano, motivo per cui il ghiaccio può prendere fuoco se avvicinato ad una fiamma.

Gli idrati di metano rappresentano la risposta energetica del Giappone alla necessità di chiudere le centrali nucleari dopo l’incidente di Fukushima di due anni fa, ma i rischi della tecnica di estrazione non vanno sottovalutati. Se ad oggi nessuno al mondo ha tentato la via dell’estrazione delle riserve di metano un motivo c’è. Estraendo i giacimenti si destabilizzano i fondali marini, con possibilità di smottamenti e crolli dei sedimenti. L’effetto è quello peggiore: le onde causate dai crolli potrebbero scatenare violenti tsunami.

Oltre alla preoccupazione per le catastrofi naturali esiste il problema dell’inquinamento. Il metano è un gas serra che una volta liberato, se non immagazzinato per tempo, potrebbe arrivare nell’atmosfera e influenzare il clima. Un effetto da non sottovalutare, date le ingenti quantità di questo gas che giacciono nei fondali marini. Per ora il Giappone sembra aver trovato una tecnica sicura e se così fosse non avrà bisogno di importare energia per i prossimi 100 anni.