Nucleare di destra o di sinistra? Il nodo non è lo schieramento, ma il populismo che inquina

di Fedora Quattrocchi
Pubblicato il 5 Luglio 2010 - 10:14| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

Nell’Italia degli schieramenti e delle mode, c’è chi si domanda: il nucleare è di destra o di sinistra? Difficile rispondere, perché il dubbio di fondo è se una tecnologia possa essere attribuita ad una o ad un’altra parte politica.

I riferimenti storici e quelli internazionali non aiutano. L’Unione Sovietica comunista era nucleare.

Il PCI e la sinistra democristiana degli anni ’50 vollero e realizzarono la prima centrale nucleare europea presso Latina e Mattei già sognava, prima di essere ucciso, l’Ente Nazionale Energia come generato dall’allora neonato Ente Nazionale Idrocarburi.

Il nucleare fu soffocato negli anni 80 da Craxi, con motivazioni che fecero molto presa sulla opinione pubblica italiana, ignara che rifiutare le centrali sul nostro territorio voleva dire spostare semplicemente il problema di pochi chilometri oltre il confine e che nulla ci avrebbe comunque potuto salvare da una sciagura tipo Cernobyl in Francia o nella ex Yugoslavia.

Con Craxi si schierarono anche agli ambientalisti ideologici del tempo, ma non è da escludere che, oltre alla paura e alla ideologia, abbiano giocato anche pressioni speciali da lobby del metano e del petrolio: interessante leggere su questo l’ultimo libro di Paolo Fornaciari, capo del Pun (Progetto unificato nucleare dell’ENEL).

Il nucleare nasce e cresce in un paese solo quando questo è altamente indirizzato verso la tecnologia, la meritocrazia, l’assunzione di responsabilità “persona per persona”, “task per task” e quando è già in atto da tempo (almeno 10 anni) la creazione di un “sistema paese” affiancato da un sistema di sicurezza intrinseco, condiviso, trasparente, democratico, referenziato.

Il nucleare nasce e cresce, verso la terza, verso la quarta e finanche la quinta generazione, quando la massa critica dei ricercatori, scienziati e tecnici supera una certa soglia e quando le “menti pensanti”, non quelle laureate in legge (180.000 avvocati in questo paese) o in ingegneria del design o in ingegneria “gestionale” ma quelle laureate in fisica, matematica, chimica, ingegneria nucleare, ingegneria elettronica, geochimica e geofisica, possono operare nei loro laboratori, ora ridotti all’osso, in maniera stabile, non precaria, onestamente retribuita e non sono costrette a migrare all’estero per compiere i primi 20 anni di carriera.

Il nucleare nasce e cresce in un paese quando il sistema di reclutamento di chi deve vegliare sulla sicurezza del trasporto, stoccaggio, costruzione e decommissioning di materiale nucleare è svolto in democrazia, trasparenza, con codici-protocolli chiari e si basa sull’effettivo curriculum delle persone che vengono elette, non dalle segreterie dei partiti, ma da sistemi in trasparenza del tipo “anagrafe degli eletti” e nel contempo le selezioni del personale ricercatore degli enti di ricerca e delle facoltà universitarie tecnologiche legate al nucleare vengono svolte da commissioni “peer review” in linea con le più banali leggi internazionali.

Il nucleare nasce e cresce quando un dirigente di ricerca non deve appellarsi a singoli lungimiranti isolati Senatori della Repubblica per trovare i fondi per la ricerca di base per trovare i migliori siti di stoccaggio geologico delle scorie nucleari. Stoccaggio geologico ancora visto dalla gente comune come il peggiore dei mali, quando invece l’energia nucleare e le scorie stesse sono tanto “naturali” quando lo è l’energia solare, che sempre nucleare è, visto che è prodotta dalle reazioni nucleari di quella splendida stella.

Il nucleare nasce e cresce quando gli insegnati del liceo, ma finanche delle medie e delle elementari sono finalmente considerati l’asse portante della nostra costruzione mentale del consenso alle tecnologie ambientalmente sostenibili ed al nucleare stesso. La Germania, in questi giorni sta tagliando di tutto, con una manovra economica di 5 volte superiore alla nostra: le uniche voci che non taglia sono quelle sulla scuola e sulla ricerca.

Fedora Quattrocchi

I pochi ricercatori sul nucleare italiani guadagnano un quinto di quello che guadagnano i loro pari tedeschi. E poi magari basterebbe un 25% di tasse alle rendite finanziarie tutte da dedicare alla ricerca tecnologica per attivare un congruo pacchetto energetico sostenibile e senza emissioni serra, quindi con nucleare, carbone pulito e rinnovabili che non occupino territorio inutilmente a scapito dell’agricoltura.

(Fedora Quattrocchi è dirigente INGV e si occupa di geochimica dei fluidi, stoccaggio geologico e geotermia e docente a contratto presso l’Università Roma 2, Tor Vergata, Ingnegneria industriale)