Oslo. Pochi rifiuti, poca energia: aspettano i nostri

Pubblicato il 7 Maggio 2013 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
L’inceneritore modello di Roskilde (Danimarca) firmato da Erick van Egeraat

ROMA – Oslo. Pochi rifiuti, poca energia: aspettano i nostri. Lo sapevamo già: nel nord in generale, tra Oslo e Stoccolma  in particolare, hanno costruito inceneritori che riciclano rifiuti e producono energia, dentro impianti talmente funzionali e belli che stanno rivitalizzando perfino il paesaggio architettonico con quei fasci di luce e i comignoli hi-tech che svettano nelle buie città nordiche.

Tuttavia, per un contrappasso ecologico che ci sfugge, o impreviste disavventure della virtù civica, i bravi e solerti cittadini di Svezia e Norvegia, per esempio, riciclano talmente bene gli scarti della loro vita domestica, da lasciare all’asciutto di rifiuti combustibili  (vanno bene anche umidi) la pubblica amministrazione (gli lasciano solo il 2% dell’immondizia di partenza).

La quale, poi, non sa più come fare per illuminare, riscaldare, cuocere ecc… se non chiedendo aiuto, a quelli come noi che continuano a produrre rifiuti in quantità esagerata (perché ricicliamo poco e male) e si ostinano a stiparli in giganti bare sottoterra, esaurite, maleodoranti, avvelenatrici di terre e di sorgenti, le discariche. Elena Dusi per La Repubblica ci ha ricordato l’allarme scattato in particolare ad Oslo e il conseguente appello al sud (finalmente i brutti sporchi e cattivi servono a qualcosa). Certo la piccola soddisfazione per i guai dei probi (“schadenfreude” si legge solo in tedesco) non può cancellare l’invidia per certi risultati (ce li ricorda la Dusi):

Che gli inceneritori moderni siano compatibili con l’ambiente è un dato che non viene messo in discussione dagli abitanti dell’Europa del Nord. Dal 1985 al 2007 i livelli di piombo, mercurio, cadmio e acido cloridrico emessi dai comignoli sono stati ridotti del 99%, secondo uno studio dello Swedish Waste Management. Bruciando 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti negli inceneritori del paese, ogni anno la Svezia immette nell’ambiente solo un grammo di diossina. Tra la fornace in cui la spazzatura brucia a mille gradi e il camino esterno che rilascia i fumi nell’atmosfera corrono diverse decine di chilometri di tubi. Al loro interno i prodotti della combustione vengono trattati e filtrati, catturando quasi tutte le sostanze tossiche e rilasciando alla fine vapore acqueo e anidride carbonica. (La Repubblica 5 maggio, Elena Dusi)