Rinnovabili crescono, utente paga. E le imprese in cassa integrazione?

Pubblicato il 5 Aprile 2012 - 14:53 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il settore delle energie rinnovabili è in crescita in Italia. I cittadini pagano in bolletta i contributi per finanziare gli incentivi. E le imprese del settore cercano la cassa integrazione per i loro lavoratori. Secondo l’edizione 2012 dell’Irex Annual Report sostiene che entro il 2030 i benefici andranno dai 22 ai 38 miliardi, con l’effetto di tagli da 400 milioni di euro sulle bollette. Peccato che il possibile entusiasmo dalle dichiarazioni di Alessandro Marangoni del 2 aprile sia già stato mitigato dalla denuncia del Comitato Industrie fotovoltaiche italiane o Ifi, associazione che raggruppa oltre l’80 per cento dell’industria fotovoltaica italiana. Nel settore delle rinnovabili sarebbero a rischio ben 1.500 posti di lavoro. Questo perché le energie rinnovabili costituiscono, secondo Legambiente, solo il 10 per cento degli aumenti delle bollette della luce, che opprimono le famiglie, con l’Ifi che denuncia: “da quando sono iniziate a circolare le bozze di un probabile nuovo Conto Energia che paventa una riduzione degli incentivi”.

Marangoni, amministratore delegato di Althesys, ha spiegato: “La crescita interna rimane stabile rispetto agli anni precedenti. In fermento è invece il settore delle acquisizione, segno della tendenza al consolidamento del settore che quest’anno ha raggiunto il valore di 1,6 miliardi rispetto ai 1,3 miliardi del 2010”. Marangoni sosteneva anche che il “tessuto imprenditoriale” italiano del settore andasse rafforzato.

Alessandro Cremonesi, dell’Ifi, spiega che il mercato si è fermato:”Gli ordinativi sono stati bloccati e oltre 1500 posti di lavoro sono a rischio già dalle prossime settimane. La maggior parte dei nostri associati ha già iniziato a chiamare la cassa integrazione per preservare le proprie imprese da conseguenze che andranno peggiorando se continuerà questa situazione di incertezza normativa”.

Per Cremonesi la mancata smentita dei contenuti delle bozze del nuovo Conto Energia sono una condanna già scritta per le rinnovabili: “Sono la chiara evidenza che la direzione che l’esecutivo sta prendendo va verso lo smantellamento dell’industria nazionale del fotovoltaico. In assenza di provvedimenti immediati e mirati alla salvaguardia della competitività italiana ed europea nei confronti di quella cinese non avremo più un’industria nazionale, e verranno lasciati a casa non solo i nostri lavoratori ma gli oltre 100mila addetti dell’indotto e dell’attività di realizzazione di impianti”.

Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha precisato ha dichiarato che sui costi delle bollette ha pensato ad “un tavolo tecnico con il collega Passera, l’Authority e la società civile”. Un pensiero che Clini ha affidato a Twitter dopo l’allarme sulle energie rinnovabili. Nella trasmissione Caterpillar su Radio 2 invece Clini aveva ribadito la necessità di “fare bene i conti”, dopo che l’Autorità per l’energia ha imputato agli incentivi per le rinnovabili gli aumenti delle bollette.

Clini ha detto: “Sicuramente c’è un incentivo importante su fonti rinnovabili ma pagano lo sconto alle imprese energetiche e i contributi che sono stati dati con i Cip6. C’è una componente delle rinnovabili, -ha precisato – però dobbiamo legare il prezzo dell’elettricità all’ effettiva elettricità immessa in rete. Se cominciamo a pulire la bolletta per esempio dei costi del nucleare di 25 anni fa le voci sono diverse. Quando abbiamo deciso come paese di sostenere le fonti rinnovabili dovevamo sapere tutti che mettevamo in competizione le nuove fonti con quelle convenzionali”.

Le energie rinnovabili sono quindi una scelta che l’Italia ha fatto in quanto paese, nel momento in cui ha rinunciato al nucleare. Gli italiani pagano dalla loro bolletta, che continua sempre più a salire, non l’elettricità consumata ma imposte per che coprano sia il costo del nucleare abbandonato 25 anni fa, sia gli incentivi per le rinnovabili che vorremmo adottare. Il settore cresce, ma i lavoratori vengono licenziati o cassa integrati, e come al solito il cittadino italiano paga in anticipo per qualcosa che mai avrà.