ROMA – Sulla questione dello stoccaggio di gas nelle viscere della terra sotto Rivara, il Governo ha messo la parola fine. C’è stato il terremoto, l’area è sismica, il no della popolazione e della regione Emilia Romagna si è imposto. Tuttavia, rileva una studiosa e docente di ingegneria a Roma, il no definitivo non comprende solo l’operatività, il concreto dispiegarsi di perforazioni a 3 mila metri di profondità e il conseguente stoccaggio. No, sostiene la professoressa di Fedora Quattrocchi, il divieto è esteso anche ai sondaggi, agli studi di fattibilità, alla ricerca sul campo. La decisione di sospendere ogni operazione, presa “a caldo”, è ineccepibile per quanto riguarda il principio di cautela.
Parliamo di un sito che si sarebbe trovato a metà strada tra l’epicentro del terremoto, a 6 km di profondità, e la superficie. Ma, proprio perché presa “a caldo”, rischia di far calare un sipario definitivo sopra studi considerati decisivi per l’immagazzinamento del gas in vista di un più razionale approvvigionamento energetico. Non è una conseguenza trascurabile. Né la discussione va lasciata solamente alle giustamente preoccupate popolazioni e ai loro referenti politici ansiosi di interpretarne acriticamente le istanze. Potrebbe essere bloccato, seguendo scelte non razionali, “l’iter di approvazione di tutti gli altri siti di stoccaggio di gas naturale e di CO2 pianificati dal nostro competente ma disastrato (poco staff a disposizione) ministero dello Sviluppo Economico”.
Perché scelta irrazionale? Fedora Quattrocchi insiste sulla opportunità dello stop nell’area sismica. Deve però anche rilevare che molti dei 600 siti di stoccaggio di gas in tutto il mondo presentano le stesse criticità, se non maggiori, come nel caso della California, più esposta ai terremoti e con più alta densità abitativa. Non va dimenticato che il governo italiano ha messo in preventivo, come urgenza, di provvedere a stoccare 4 miliardi di cubi di gas metano, in aggiunta agli altri siti già esistenti. Presenti e attivi su aree definite sismiche. Si tratta di una normativa di legge del precedente governo che fino alle scosse in Emilia e al ripensamento successivo veniva accettata senza riserve dal ministro dell’Ambiente Clini e dello Sviluppo Passera. Il rischio sismico emiliano, con terremoti di magnitudo 6 ogni tre/quattrocento anni, è annoverato tra i rischi a moderata intensità.
Progetto, sondaggi e fattibilità sono a carico di una società anglosassone senza un euro di contributo statale. E’ sicuro che lo Stato italiano possa permettersi il lusso di buttare al mare il patrimonio di know-how accumulato praticamente gratis? Un sito sotto Rivara non si farà. Sta bene: ma stoccare gas in profondità sarà vietato in tutta Italia. Varrà, sintetizza Fedora Quattrocchi, “la ragion di Stato o la ragion di Emilia Romagna?”.
CLINI, STOP A STUDIO PRELIMINARE Il progetto di studio, quello preliminare, per lo stoccaggio di gas a Rivara, ”non è approvato”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, rispondendo al Question Time oggi alla Camera, in seguito a una interrogazione di Fabio Rainieri della Lega Nord, in merito al progetto, che ricadrebbe nelle zone dell’Emilia, colpite dai terremoti, e che ha sollevato un vespaio di polemiche nei giorni scorsi.
Clini ha quindi sottolineato che ”è stata negata anche l’ autorizzazione agli studi preliminari”. ”L’istruttoria sulla domanda di realizzazione dello stoccaggio a Rivara – ha spiegato il ministro – è stata avviata nel 2002 e il ministero dell’Ambiente ha ritenuto non sufficienti le informazioni alla base del progetto finche’ nel febbraio 2012, dopo diversi aggiornamenti da parte della societa’ proponente, la commissione di Valutazione di impatto ambientale del ministero ha dato parere favorevole a un’indagine preliminare per verificare la fattibilita”’. ”Cioe’ – ha tenuto a puntualizzare Clini – non e’ mai stata concessa dal ministero nessuna autorizzazione, nessun parere favorevole in merito”. ”Nelle ore immediatamente successive al primo degli eventi sismici – ha riferito Clini – ho predisposto un supplemento di istruttoria per verificare se esistevano le condizioni anche solo per autorizzare lo studio di fattibilita’, percio’ la parte preliminare”. ”Nel frattempo, considerando che la Regione Emilia Romagna aveva dato comunque parere contrario anche la progetto di studi preliminari, il ministero dello Sviluppo Economico, d’intesa con noi, ha negato anche l’autorizzazione agli studi preliminari. Quindi la situazione attuale – ha concluso Clini – e’ che il progetto di studio non e’ approvato”.