Chatroulette: la parola più cercata in Google racconta di un popolo di emotivi virtuali

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 13 Dicembre 2010 - 17:55 OLTRE 6 MESI FA

Chatroulette: forse non molti sanno che cos’è, ma in tanti, questo è certo, lo vogliono sapere. A svelare l’interesse degli italiani per quella che Wikipedia definisce  “un sito web che, in maniera casuale, mette in contatto sconosciuti di tutto il mondo attraverso videochat”, è la classifica delle parole più cercate su Google, il motore di ricerca più utilizzato, l’ordinatore della Babele telematica.

Nella chatroulette i visitatori del sito iniziano a chattare con altri visitatori, ma possono decidere in ogni momento di interrompere la conversazione e iniziarne un’altra con un altro utente. Non si tratta però di conversazioni come quelle normali in chat, di solo testo scritto. Se l’utente lo vuole, può servirsi anche dell’audio e del video.

Padre dell’idea, racconta ancora Wikipedia, è Andrey Ternovskij: nel 2009, quando diede forma alla Chatroulette, Ternovskij era solo uno studente moscovita di 17 anni. Piccolo genio dell’informatica sull’onda di Bill Gates e Mark Zuckerberg.

Il giovane papà si ispirò per il nome della sua creatura al film Il cacciatore , pellicola del 1978 sulla guerra del Vietnam, che raccontava di alcuni prigionieri costretti a giocare alla roulette russa.

Nel mondo dei sentimenti online e dei rapporti via e-mail non fa stupore che tra gli internauti la ricerca della felicità sia la ricerca della chatroulette. Del resto, subito dopo l’idea di Ternovskij le altre parole più digitate sul motore di ricerca sono facebook e twitter. Come se in Itali, dove solo il 38 per cento della popolazione naviga in internet, stesse cercando di impratichirsi con quello che, si sa, è il mezzo di comunicazione del domani, ma soprattutto, sta diventando sempre più il mezzo dell’affettività.

Il successo assodato di facebook e twitter lo ricordano, con i loro messaggini rivolti a tutti e a nessuno. L’ascesa della chatroulette lo conferma: si vuole l’emozione, ma si vuole anche poterla fermare quando se ne ha voglia. E rivolgersi magari a chattare con qualcun’altro.