“Google ci oscura”, la francese 1plusV denuncia le “black list” del motore di ricerca

Pubblicato il 28 Giugno 2011 - 18:22 OLTRE 6 MESI FA

Google (foto Ap/Lapresse)

PARIGI – Google, plurindagato per abusi. Dopo l’indagine dell’antitrust Usa, per il motore di ricerca più conosciuto al mondo ne è arrivata un’altra, stavolta dalla Francia. E’ una nuova denuncia: “Google ci oscura, abusa del suo potere e della sua posizione dominante”, scandisce la 1plusV, azienda d’oltralpe specializzata nelle tecnologie per i motori di ricerca.

Adesso le sue accuse sono arrivate al Tribunal de Commerce di Parigi, con un danno diretto stimato a 295 milioni di euro. I vertici di 1plusV sono convinti che Mountain View butti fuori i suoi rivali, li escluda dalle ricerche sulle sue pagine, li eclissi dal motore rendendoli praticamente invisibili agli internauti.

Non è la prima volta che l’azienda francese chiede il conto a Google dei “torti” ricevuti: i suoi malumori erano approdati già in Commissione europea. “La nuova denuncia rafforza e completa” la mossa precedente, dichiara il fondatore Bruno Guillard dalla prima pagina del New York Times.

Entro due anni potrebbe arrivare persino una sentenza contro Google che potrebbe vedersi costretta a risarcire in milionate di euro tutti i danni che avrebbe arrecato alla società web francese, ma non solo.

Big G, sottolinea Guillard, ha infranto “sia le regole dell’antitrust Usa che quelle dell’Unione europea”. Come si può davvero provare il danno subìto? 1plusV è riuscita persino a stimarlo in 295 milioni di euro, ma è difficile riuscire a quantificare i problemi e quindi ad ottenere i risarcimenti in tribunale, come ha spiegato Sebastian Peyer, ricercatore al Center for Competition Policy.

Per Guillard però Google userebbe degli escamotage persino malcelati, creando delle vere e proprie “black list”, liste nere di siti da mettere all’angolo. L’obiettivo sarebbe quello di annientare di fatto il loro potenziale, rendendo praticamente impossibile il loro reperimento tramite il motore di ricerca: “C’è chi è costretto a questa condizione anche per quattro anni e anche dopo la ‘riammissione’ nel sistema i danni sono comunque irreparabili”.