Morto il fisico Cabibbo: strappò i segreti delle particelle ma gli fu negato il nobel

Pubblicato il 16 Agosto 2010 - 22:06 OLTRE 6 MESI FA

Nicola Cabibbo

E’ morto questa sera a Roma il fisico Nicola Cabibbo. Era malato da tempo e negli ultimi giorni le sue condizioni di salute si erano rapidamente aggravate.

Cabibbo, 75 anni, e’ stato uno dei fisici italiani piu’ noti a livello mondiale per il contributo dato alla conoscenza del mondo delle particelle elementari. Le sue teorie sono presenti in tutti i libri di fisica. Negli ultimi anni, dopo aver lavorato nel Cern di Ginevra, ha insegnato nelle universita’ di Roma La Sapienza e Tor Vergata. Era presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. La sua morte e’ avvenuta nell’ospedale romano Fatebenefratelli, dove era stato ricoverato nel pomeriggio per una crisi respiratoria.

Ha strappato i segreti del mondo infinitamente piccolo, spiegando i comportamenti fondamentali delle particelle elementari: Nicola Cabibbo lascia alla fisica moderna un’eredita’ unica ed anche grazie alle sue ricerche oggi i grandi acceleratori di particelle possono esplorare campi completamente nuovi e rivoluzionari. Oltre ad essere uno dei piu’ noti fisici teorici italiani a livello mondiale, Cabibbo ha giocato un ruolo importante anche nella politica della ricerca: e’ stato a capo dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) dal 1985 al 1993 e dell’Enea dal 1993 al 1998.

Ha avuto anche il merito di inaugurare, a partire dal 1984, il filone di ricerca che ha portato alla costruzione dei supercomputer capaci di fare fino a 100 miliardi di operazioni al secondo. Dal 1993 era presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, della quale faceva parte dal 1986, e in questa veste e’ spesso intervenuto sul tema del rapporto tra scienza e fede. Nato a Roma il 10 aprile 1935 da un avvocato e una casalinga di origine siciliana, Cabibbo ha vissuto l’infanzia nella seconda guerra mondiale.

La sua passione nella scienza e’ nata in quegli anni, tra astronomia, costruzione di apparecchi radio e la lettura del libro ”Cos’e’ la matematica”. Con la moglie, dalla quale ha avuto il figlio Andrea, condivideva la passione per la letteratura americana. Lo appassionavano anche il mare e la barca a vela. Si e’ laureato in fisica a 23 anni con Bruno Touschek, il padre del primo acceleratore italiano di particelle, Ada, costruito a Frascati. E’ diventato subito ricercatore dell’Infn e nel 1961 ha pubblicato l’articolo che i suoi colleghi chiamavano la ”Bibbia” perche’ calcolava tutte le sezioni d’urto dei processi di fisica delle particelle che all’epoca era possibile ipotizzare.

Nel 1962 era gia’ nel cuore della ricerca mondiale sulla fisica delle particelle, il Cern di Ginevra, e nell’anno successivo in California, presso il Lawrence Radiation Laboratory, per fare ritorno al Cern nel 1964. Nel 1963 pubblicava sulla rivista Physical Review Letters l’articolo che lo avrebbe reso famoso nel mondo, quello in cui introduceva il teorema dell”’angolo di Cabibbo”: e’ la pubblicazione scientifica piu’ citata di tutti i tempi.

Dopo un breve periodo nell’universita’ di Harvard, nel 1965 e’ rientrato in Italia come docente di Fisica teorica nell’ universita’ dell’Aquila. Nel ’66 era alla Sapienza di Roma, dove e’ rimasto fino al 1982, quando si e’ trasferito nell’universita’ di Tor Vergata. Qui ha insegnato fino al 1993, quando e’ tornato alla Sapienza come docente di Fisica delle particelle elementari. Tanti i riconoscimenti nella sua straordinaria carriera scientifica, ma anche l’amaro per il Nobel mancato.

Nell’ottobre 2008 l’ambito premio scientifico e’ stato assegnato al modello chiamato Matrice di Cabibbo-Kobayashi-Maskawa, che ha permesso di prevedere l’esistenza di sei differenti tipi di quark. Nonostante sia stato Cabibbo a gettare le basi della scoperta, sono stati premiati solo i due ricercatori giapponesi. Una mancato riconoscimento denunciato all’unanimita’ da tanti esponenti del mondo scientifico italiano (alcuni lo definirono uno ”scippo”) e che Cabibbo non ha mai voluto commentare, con la riservatezza che lo ha sempre contraddistinto.