‘L’occhio di Sauron’ svela l’interazione tra buchi neri e materia

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 15 Marzo 2011 - 07:58| Aggiornato il 1 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

L'occhio di Sauron - Galassia NGC 4151

ROMA – A 43 milioni di anni luce dalla Terra ‘l’occhio di Sauron’ potrà rivelare i meccanismi del ‘feedback attivo’, che indica le dinamiche di interazione tra un buco nero attivo e il gas circostante: la galassia NGC 4151 deve il suo soprannome alla somiglianza con il malevolo personaggio de ‘Il signore degli Anelli’, ma la sua pupilla in realtà è dovuta alla presenza, nel centro della galassia, di un buco nero attivo che interagisce con un intorno gassoso di idrogeno neutro e ionizzato, che emette raggi X ripresi dall’osservatorio spaziale Chandra della Nasa e dal Telescopio Jacobus Kapteyn di La Palma.

L’idrogeno neutro è rappresentato dalla regione in rosso ed è parte di una struttura molto vicina al centro della galassia che è soggetta alle distorsioni gravitazionali, mentre dalle osservazioni è possibile individuare le regioni di formazione di nuove stelle, rappresentate dalle macchie gialle.

Gli astronomi dell’Harvard Smithsonian Center for Astrophysics (CfA) hanno osservato forti emissioni di raggi X probabilmente dovuti a forti esplosioni di energia legate alla presenza del buco nero supermassivo localizzato nella regione centrale, ed hanno ipotizzato due scenari per spiegare la distrosioni di tali emissioni.

La prima ipotesi riguarda la veloce crescita del buco nero, nato 25 mila anni fa, che risucchiando la materia circostante emette elettroni che si ricombinano con il gas ionizzato, originando poi i raggi X osservati. La seconda ipotesi degli astronomi riguarda sempre il potere gravitazionale del buco nero, che però genera un addensamento di materia in una regione a disco. L’uscita di gas da questa regione emetterebbe raggi X dovuti alle alte temperature del gas defluente.

Data la sua vicinanza con la Terra la galassia NGC 4151 rappresenta il miglior candidato per lo studio dell’interazione tra un buco nero supermassivo attivo e la nube gassosa circostante che costituisce la galassia, infatti se gli scenari ipotizzati dagli astronomi della Cfa saranno confermati, si avrà finalmente la prova del ‘feedback attivo’ da buco nero. Se dalle osservazioni dell’osservatorio spaziale Chandra sarà possibile stabilire l’esistenza del feedback attivo e comprenderne i meccanismi, gli astronomi potranno poi espandere le conclusioni su larga scala, permettendo così lo studio approfondito di oggetti come l’ammasso Perso, un ammasso di galassie che presenta dei buchi neri attivi che interagiscono con la materia circostante.