24/05/1915. Giornali di 100 anni fa: cronache e foto, massacro di 650 mila italiani

di Sergio Carli
Pubblicato il 24 Maggio 2015 - 14:06 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Cosa scrivevano i giornali di 100 anni fa sulla Guerra Mondiale, il suicidio collettivo dell’Europa, che per l’Italia ebbe inizio il 24 maggio 1915? Oggi è la prima guerra mondiale, ma allora ancora non lo sapevano e Mussolini, qualche anno dopo, fece scolpire sulla parete esterna della casa del Mutilato di Genova queste parole:

“La guerra è una lezione della storia che gli uomini non ricordano mai abbastanza”.

Proprio dal 24 maggio di un secolo dopo, domenica 24 maggio 2015 si possono andare a leggere su una serie di siti del Governo le cronache di quei giorni e di quegli anni.

La guerra terminò il 4 novembre 1018 dopo una serie di alti e bassi, inclusa la vergognosa rotta di Caporetto, con un bilancio per l’Italia di 650 mila morti e 947 mila feriti; in tutta Europa furono 8 milioni e mezzo i morti (anche se stime più alte li indicano fra 15 e 17 milioni) e oltre 21 milioni di feriti. Sono cifre degne di una epidemia di peste: in effetti, dopo la guerra l’Europa fu spazzolata da una epidemia di influenza, la spagnola, che si portò via fino a 65 milioni di persone.

L’Europa ne uscì mutilata, un pezzo di classe dirigente sterminato nelle cariche di cavalleria agli inizi del conflitto nella pianura tra Francia, Belgio e Germania. Dalla guerra nacquero il Comunismo e l’Unione Sovietica e anche Fascismo e Nazismo, tragedie tutte a loro buon diritto, che hanno azzoppato l’Europa e determinato la sua deriva verso la serie B in cui oggi si trova.

Le testate che ci restituiscono la tragedia di quegli anni sono il Corriere della Sera, La Stampa, Il Messaggero, Il Mattino, L’Avanti, la Gazzetta del Popolo, Gazzetta Trevisana, Il Gazzettino, Il Giornale d’Italia, L’Idea Nazionale, La Patria del Friuli, Il Popolo d’Italia, La Provincia di Treviso, La Provincia di Treviso, Il Secolo e La Tribuna.

Alcuni giornali escono ancora in questi nostri giorni, altri non ci sono più, come il Popolo d’Ialia, fondato da Benito Mussolini, socialista convertito all’interventismo, che proprio dal suo giornale tuonava contro i pacifisti.

Per fare lavorare un po’ di consulenti, il ministero dei Beni culturali ha messo a punto anche una rassegna stampa quotidiana che, afferma trionfante il ministro Dario Franceschini,

“a un secolo di distanza, ci restituisce la rappresentazione del conflitto nei giornali dell’epoca e offre uno spaccato della società, dei costumi e del dibattito politico e culturale dell’Italia in quei difficili anni”.

Molto di impatto è la consultazione delle pagine dei più rappresentativi quotidiani nazionali dell’epoca, interamente sfogliabili in formato pdf.

I siti sono quelli del Mibact www.beniculturali.it, della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma www.bncrm.librari.beniculturali.it e della struttura di missione di Governo per le celebrazioni del centenario della Prima Guerra Mondiale www.centenario1914-1918.it.

La Stampa di Torino ha dedicato al centenario uno speciale e on line ha pubblicato una mappa interattiva dei luoghi sacri al sangue di tutti quei ragazzi, masse proletarie sradicate dai campi del Nord e del Sud Italia, artigiani, professionisti, intellettuali, chiamati a un inutile sacrificio per pochi chilometri quadrati dove i loro discendenti sono disprezzati al punto che rifiutano persino la bandiera nazionale.

Da Torino, durante la guerra, partivano i treni, chiamati tradotte, carichi di ragazzi votati alla morte per conquistare pochi metri di fronte, in una strategia demente che accomunò i grandi generali del tempo e trovò il culmine nella classe militare sabauda. Diceva una canzone:

“La tradotta che parte da Torino, a Milano non si ferma più, è diretta nel cadore, cimitero di gioventù”.

Ancora fino agli anni ’50 i sopravvissuti la insegnavano a figli e nipoti. Poi c’è stato il ’68, che in Italia è durato più di dieci anni, e ha spazzato non solo

“armi e sostanze e are e Patria”

ma anche la memoria di una nazione.

Dal sito della struttura di missione di Governo per le celebrazioni del centenario della Prima Guerra Mondiale, termine orribile, parto della stupida burocrazia che ci soffoca,  che conferma l’inutilità di tutti quei morti, si riporta un articolo estratto dal Corriere della Sera del 24 maggio 2015:

Guerra! La parola formidabile tuona da un capo all’altro dell’Italia e si avventa alla frontiera orientale, dove i cannoni la ripeteranno agli echi delle terre che aspettano la liberazione: guerra! E’ l’ultima guerra dell’indipendenza. […] L’ultimo capitolo del risorgimento!

“Traditori”, “venduti”, “razza di briganti”, “ricattatori”: sono solo alcuni dei gentili epiteti rivolti agli italiani dalla stampa austro-tedesca. A Vienna e a Berlino s’industriano per affibbiare a Roma le responsabilità del nuovo conflitto; alcune trovate sono a dir poco amene, ma ce n’è una francamente spassosa: viene persino messa in dubbio l’appartenenza della Serbia alla regione Balcanica. Strana la loro geografia.

La via delle calunnie, delle scaramucce verbali, è a doppio senso di marcia; noi ci difendiamo piuttosto bene. L’Agenzia Nazionale della Stampa scrive: “Nessuna diplomazia, nessun Governo, che non avesse le tradizioni di malafede austriache, avrebbe mai osato servirsi di una così inconsistente accusa”.
Al fronte le operazioni belliche sono iniziate in piena notte: alle 4:30 un proiettile austriaco uccide l’alpino diciannovenne Riccardo Giusto; è il primo caduto italiano. Il Regio esercito varca la frontiera nord-orientale e avanza in territorio asburgico: in serata vengono occupate Terzo, Caporetto, Cormons, Versa e Cervignano. Le forze austro-ungariche ripiegano su tutta la linea, distruggono i ponti e i centri abitati.
Sul fronte occidentale i tedeschi tentano per l’ennesima volta di forzare lo stallo a Ypres: l’offensiva è furente, ma le linee inglesi non cedono; gli scontri di Bellawaerde Ridge chiuderanno la terrificante seconda battaglia di Ypres.
A Berlino va meglio sul teatro orientale: sul San la vittoria è austro-tedesca. Nonostante i disperati contrattacchi russi, gli imperi centrali si sono assicurati la sponda est; le posizioni sono consolidate per circa quindici chilometri oltre il fiume. Il Generale Mackensen ha annientato la resistenza delle armate zariste, costrette alla ritirata. La battaglia del San è conclusa, il prossimo obbiettivo austro-tedesco è Przemysl”.

Sull’Eco di Bergamo del 24 maggio 2015 un quadro delle iniziative celebrative:

“Domenica 24 maggio alle 15 minuto silenzio in tutta Italia per i caduti della Grande guerra. Stelle alpine fatte di carta, colpi a salve in 24 città alla stessa ora, con le tv sintonizzate sul ricordo, in un minuto che racchiude un secolo.

 È corale e compita la commemorazione che il governo ha riservato al 24 maggio, data che 100 anni fa segnò l’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale e che le costò il sacrificio di 650 mila caduti militari e circa 600 mila vittime civili. Per ricordare, il Paese si ferma e rivolge un pensiero unanime ai tanti valorosi con un minuto di raccoglimento osservato alle ore 15 dalle istituzioni, dalla società civile e dal mondo dello sport.

Un silenzio scandito con una salva d’onore sparata da una squadra di militari in armi presso i monumenti ai caduti di 24 città, in tutte le Regioni, mentre a Roma il colpo partirà dal cannone del Gianicolo. Ai piedi di questi come di altri mausolei sparsi sul territorio nazionale – su proposta del Ministero della Difesa e del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca – gli studenti delle scuole primarie porteranno come omaggio alle vittime una stella alpina realizzata con la carta, simbolo della Grande Guerra combattuta tra le montagne.

Raccoglimento anche negli stadi prima di ogni competizione, dove calciatori e arbitri della Serie A scenderanno in campo indossando una maglia con la scritta «RICORDA», composta dai versi delle poesie di Giuseppe Ungaretti. Stesso messaggio al braccio dei 600 podisti militari della staffetta «L’Esercito marciava…», partita da Trapani il 10 Maggio scorso e che, attraversando vie, borghi, sacrari in 42 città, giungerà a Trieste la sera del 24. Quel «RICORDA» tornerà sulle divise dei corridori dell’ultima tappa della maratona, tra i quali il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti.

È un invito alla memoria che si ripete e si rivolge principalmente alle giovani generazioni, ma è anche il tema chiave della campagna di comunicazione istituzionale dal titolo «I versi della memoria», articolata in due spot in onda sulle reti televisive nazionali digitali e satellitari (Rai, Mediaset, Sky, La7, MTV, Discovery Italia, Tv2000, Cielo e Gazzetta TV), realizzati dalla agenzia pubblicitaria Leo Burnett. Entrambi i video sono costruiti intorno alle poesie di Giuseppe Ungaretti scritte sul fronte del primo conflitto mondiale, i cui versi scorrono sullo schermo fino a comporre la parole «RICORDA». Il primo, sulle note de «La leggenda del Piave» eseguita dalla Banda dei Carabinieri, viene programmato nella settimana precedente l’anniversario. Il secondo, di 60 secondi, avrà come colonna sonora il Silenzio suonato dal trombettista Paolo Fresu e sarà diffuso su tutte le reti alle 15 del 24 maggio, in concomitanza con il minuto di raccoglimento.

In occasione del 24 maggio Rai Uno dedicherà la prima serata alla proiezione del film “Fango e Gloria” e la seconda ad uno speciale del Tg1 sulla Grande guerra. I palinsesti delle reti Rai, History Channel e National Geographic si arricchiranno di appuntamenti, rubriche e approfondimenti per tutto il mese di maggio e fino alla fine dell’anno.

Sono tanti e diversi, dunque, gli eventi inseriti dal Governo nel programma di commemorazione di questo Centenario e ancora una volta gli studenti saranno i protagonisti di numerose attività didattico-formative. Ne è un esempio il concorso letterario «La storia della Grande guerra riletta dai giovani di oggi – Mai più trincee», promosso dal Miur in collaborazione con il Ministero della Difesa. L’iniziativa, rivolta a tutti gli istituti di ogni ordine e grado, si è appena conclusa con la cerimonia di premiazione dei vincitori al Salone internazionale del Libro di Torino. Anche la Struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri è stata protagonista del Salone del Libro, presente con uno stand e uno spazio incontri dedicato al tema della Grande Guerra.

Sempre per il 24 maggio, il ministero dello Sviluppo economico emetterà quattro francobolli celebrativi, che riproducono personaggi e scene del primo conflitto mondiale. I Musei militari e i luoghi della memoria saranno aperti al pubblico a ingresso gratuito fino alla festa del 2 giugno. Grazie alle ingenti risorse stanziate (per un totale di 32,5 milioni di euro) sono previsti interventi permanenti di restauro e valorizzazione dei luoghi più significativi degli eventi bellici, nonché mostre, spettacoli, archivi digitali e progetti multimediali, anche a seguito del bando pubblico per la selezione di iniziative culturali.

Il 24 maggio, il sottosegretario Luca Lotti, con delega agli Anniversari di Interesse Nazionale, sarà alle 11 al Tempio Ossario di Bassano del Grappa e osserverà il minuto di silenzio alle 15 alla Cappella dell’ex cimitero militare di Pinzolo. A seguire il Sottosegretario Lotti sarà presente alla premiazione della tappa di Madonna di Campiglio del Giro d’Italia, dedicata al Centenario della Grande guerra”.

Speriamo che almeno un suo nonno o un suo bisnonno…