Afghanistan, kamikaze esplode davanti banca: decine di morti, isis rivendica FOTO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Aprile 2015 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA

KABUL – Nel giorno in cui il presidente afghano Ashraf Ghani aveva deciso di lanciare un solenne invito ai talebani ad unirsi ad un dialogo di pace nazionale, un kamikaze a bordo di un moto-risciò si è fatto saltare fra la gente in fila davanti ad una banca di Jalalabad (Afghanistan orientale) provocando un massacro, su cui aleggia l’ombra dell’Isis, di almeno 38 morti e 129 feriti.

Nel mirino dell’attentatore è finita un’agenzia della Kabul Bank utilizzata dal governo per il pagamento degli stipendi a soldati e agenti di polizia impiegati nella città capoluogo della provincia di Nangarhar e vicina al confine con il Pakistan. Lo scoppio, avvenuto a ridosso del check-point vicino alla banca, è stato potente ed ha investito le centinaia di persone in attesa del loro turno per poter entrare. I primi soccorritori si sono immediatamente resi conto della gravità della situazione e, in attesa delle ambulanze, numerosi corpi sono stati trasportati verso gli ospedali cittadini con auto private e taxi. Minuti dopo l’esplosione il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha preso a sorpresa le distanze via twitter, non solo negando ogni responsabilità degli insorti, ma addirittura condannando senza mezzi termini il gesto. Subito dopo, invece, ai media è giunto un altro tweet, questa volta di Shahidullah Shahid, ex portavoce dei talebani pachistani e da questi espulso, che ha rivendicato l’attentato a nome dell’Isis.

Se di ciò vi fosse conferma da parte di un responsabile diretto del gruppo, si tratterebbe della prima operazione dello Stato Islamico in territorio afghano. Non Shahid ma un anonimo ha quindi pubblicato su twitter la foto del presunto attentatore, chiamato Abu Mohammad, che con il volto coperto è seduto su tappeti, mentre un kalashnikov è appoggiato al muro sopra una bandiera nera. La scritta sul drappo nero recita: ‘Non c’è altro Dio al di fuori di Allah. E Maometto è il Profeta di Allah’.

Le parole leggibili sul copricapo sono: ‘Il Califfo è dentro di noi’. Senza sbilanciarsi sull’autenticità della rivendicazione, il presidente Ghani ha osservato in un discorso dalla provincia di Badakhshan: “Oggi c’è stato un cruento attacco nella provincia di Nangarhar, e chi ne ha rivendicato la responsabilità? I talebani non lo hanno fatto, ma l’ha fatto Daesh (acronimo arabo di Stato Islamico)”. E poi è entrato nell’argomento che più gli premeva: “Proprio in questo giorno di lutto i talebani dovrebbero chiarire la loro decisione se stanno dal lato dei terroristi o della Nazione. Se voi talebani siete afghani – ha concluso – allora venite ed unitevi al governo”. Chi dubita della mano dell’Isis nell’azione fa notare che oggi a Jalalabad vi sono stati altri due attentati (contro un luogo di preghiera islamico ed un’auto civile) mentre la polizia ha fatto esplodere due ordigni localizzati per tempo. Si è trattato quindi di un piano di attentati complesso che l’Isis senza una base reale in Afghanistan non avrebbe potuto gestire. Numerose le condanne per quanto avvenuto. La più decisa è stata forse quella del rappresentante speciale dell’Onu a Kabul Nicholas Haysom, il quale ha sostenuto che “questo tipo di attentati sono assimilabili a crimini di guerra” e che i loro autori “vanno severamente puniti”.Le foto Reuters del massacro.