Al Pacino a Venezia racconta gli attori: depressione, Hollywood, carriera FOTO

di Francesco Gallo (Ansa)
Pubblicato il 30 Agosto 2014 - 20:41 OLTRE 6 MESI FA

VENEZIA – Depressione, Actors Studio, Hollywood, carriera e ovviamente i suoi due personaggi interpretati rispettivamente in ‘Manglehorn‘ di David Gordon Green, in concorso al Festival di Venezia e dove interpreta Angelo un fabbro, e ‘The Humbling‘ di Barry Levinson fuori concorso dove è Simon Axler una star teatrale ultrasessantenne in crisi depressiva.

Al Pacino, all’anagrafe Alfredo James Pacino (New York, 25 aprile 1940), oggi al Lido non si è certo risparmiato. Ecco una sintesi per voci di ciò che ha detto nelle due conferenze stampa dedicate ai due rispettivi film.

CARRIERA – Credevo di voler abbandonare la recitazione anche solo questa mattina. Ma devo dire non ho dei rimpianti. Penso che la mia vita, la mia storia ho avuto certo dei problemi, ma sento che l’aereo della mia carriera non sta ancora atterrando.

DEPRESSIONE – Fortunatamente non posso dire di essere depresso, o almeno non ne sono consapevole. Certo la vita è quella che è. E ci sono cose che mi rendono triste, ma la depressione è un termine così sinistro, non mi piace usarlo. Comunque non lo so davvero ci devo riflettere su se lo sono o meno. Ho tre figli loro sono stati una fonte di illuminazione per me e tutto questo ha contribuito al fantastico viaggio che ho percorsi fino ad ora.

ACTORS STUDIO – C’è quello di New York e un altro sull’altra costa degli Stati Uniti (Los Angeles). Ed è ancora un posto di sperimentazione notevole dopo tanti decenni. Quando ci ero io (ora l’attore è uno dei direttori) tu potevi sperimentare il tuo talento. Ed era tutto gratis. Davano anche le scarpe. Poi ad aiutarci c’era anche la James Dean Foundation che ci ospitava. Non potevo permettermi neppure un affitto di 50 dollari.

HOLLYWOOD – Di Hollywood non ho molto da dire. Un film è un film e basta. Certo in California le cose sono cambiate perché l’economia è cambiata, la vita stessa è cambiata. Certo non si possono permettere di fare film come quelli che faceva Orson Welles. Le cose cambiano. Parlando sempre di Hollywood, ho visto ultimamente con i miei figli piccoli I guardiani della Galassia, un film pieno di immaginazione e fantasia.

PERCHÈ THE UMBLING  – Mi è piaciuta l’idea che si parlasse di un attore. Una cosa che conosco abbastanza. Un attore che ad un certo punto ha una caduta tragica, ma poi c’è un’apertura verso il sorriso. Questo insieme di commedia e tragedia è la cosa che mi è piaciuta di più di questo film.

IL PERSONAGGIO DI ANGELO DI THE HUMBLING – È un personaggio che può essere descritto in modi diversi e che ha tante similitudini con tutti noi. Un uomo che ha perso tante opportunità, un uomo che sta invecchiando e i cui sentimenti sono meno forti. Un uomo che sta scivolando in depressione. Ma è anche un artista che ha bisogno di memoria e che sente la stanchezza della recitazione.

SPOT PUBBLICITARI – Anche io ne ho fatti. Se me ne offrono uno buono ci rifletto su. Se vuoi fare i film che ti piacciono è un sistema per fare soldi e poi poter fare film non commerciali.

PERSONAGGIO DI MANGLEHORN – David mi ha guidato. Manglehorn è un fabbro che ama gli animali come me d’altronde. Ama la sua nipotina e le persone in genere. Questo personaggio è insomma uno che cerca di connettersi con gli altri. Qui si tratta di un uomo che lascia andare le cose. Deve solo riuscire a lasciar andare anche il suo amore antico per Clara.

(Foto Ansa)