Anonymous vendica gli arresti: attacco al sito del Tribunale di Roma

Pubblicato il 20 Maggio 2013 - 14:47 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Anonymous attacca il sito internet ufficiale del tribunale di Roma. Il blocco è stato rivendicato dagli stessi hactivisti che hanno agito in risposta alla retata di alcuni giorni fa quando quattro presunti appartenenti al movimento sono finiti in manette. “Qui è dove li bloccheremo! – si legge in un post pubblicato su una delle pagine Facebook collegate ad Anonymous – Qui è dove combatteremo! Qui è dove moriranno! Pensate di averci tagliato la testa? Siamo ancora vivi e continueremo a seguire i nostri ideali!

Nessun comunicato di rivendicazione su tale attacco è stato invece pubblicato sul blog ufficiale di Anonymous Italia.

Si apre così un nuovo capitolo della cyberguerra: i pirati italiani vendicano la “sconfitta” di venerdì quando un’operazione della polizia postale ha portato all’arresto di quattro persone. Gli incursori degli attacchi informatici erano un uomo di 34 anni della provincia di Lecce, un ventenne di Bologna, un ventottenne di Venezia e un venticinquenne della provincia di Torino.L’accusa è di associazione a delinquere. Altre sei persone sono state invece denunciate.

Subito dopo gli arresti, la Rete si è mobilitata: è stata organizzata una donazione per il supporto legale attraverso un sito internazionale e centinaia di commenti di solidarietà sono stati lanciati su Twitter attraverso l’hashtag #Freeanons. E’ stata una caccia all’ultimo byte tra i pirati senza volto, che ha portato a investigare in diverse città italiane, da Nord a Sud. Sulle loro tracce c’era il Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico, che ha fronteggiato Anonymous dal 2011 nell’operazione Tango Down per scovare gli insospettabili che dietro i nickname mandavano in tilt interi sistemi della Rete: siti informatici di strutture pubbliche istituzionali e grosse società private.

La firma degli hacker, come un beffardo referto del computer appena infettato, era sempre il volto del cospiratore Guy Fawkes, resa celebre dal film ‘V per Vendetta’. E per le aziende erano grossi danni economici. Così i siti istituzionali spesso cadevano uno dopo l’altro: da quello della presidenza del Consiglio dei ministri a quello del ministero della Difesa, della Polizia di Stato, dei Carabinieri, del corpo delle Capitanerie di Porto e Guardia Costiera, del Comune di Torino, del sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria e della Banca d’Italia.

Tra le vittime colpite e affondate dagli hacker nelle strutture private, invece, vi sono state Vitrociset, Enav, Banco di Lucca, Università Luiss, Trenitalia, Equitalia, Enel e Siae. Dopo il danno ogni volta arrivava la beffa dei pirati, che si ripulivano e in giacca e cravatta si presentavano alle aziende colpite come consulenti informatici per risolvere il problema e incassare migliaia di euro di parcella per cancellare Virus che conoscevano bene, dal momento che li avevano diffusi proprio loro.

Uno di loro fu anche intervistato dal programma delle Iene nel 2012, mentre spiegava i suoi trucchi con il volto coperto dalla maschera di Guy Fawkes. Ma – da quanto emerge dalle intercettazioni – tra di loro c’erano correnti diverse, ideologi e pragmatici. Alcuni volevano aderire ufficialmente alle istanze del movimento di Anonymous e creare una sorta di cellula di avanguardia. Altri invece avevano solo lo scopo di creare problemi alle aziende, per poi proporsi come soluzione del problema. Una disputa tra hacker interrotta solo dall’esisto dell’operazione Tango Down.

Ora la galassia della pirateria informatica annuncia vendetta. In un banner pubblicato venerdì il celebre slogan ‘‘non si può arrestare un’idea”. ”Per uno che ne prendete se ne generano cento”.