“Antonio Esposito pare Caccamo”: Aldro Grasso sul Corriere della Sera

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Agosto 2013 - 11:47 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Antonio Esposito, il giudice della Cassazione che al telefono pare Caccamo”, Aldo Grasso (critico televisivo) dalle pagine del Corriere della Sera ‘analizza’ l’intervista di Antonio Esposito (al Mattino), il presidente della sezione feriale della Cassazione che ha condannato in via definitiva Silvio Berlusconi per il caso Mediaset. Ecco l’articolo:

Guarda il video: Alessandra Mussolini imita Antonio Esposito. Show “napoletano” al Senato (video)

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«Chist’è na stupotaggine». Ormai la battuta gira irrefrenabile. Il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, ha dato mandato all’ispettorato del ministero per approfondire la vicenda relativa all’intervista del giudice Antonio Esposito, presidente del collegio della Cassazione che ha emesso la sentenza Mediaset, e ha nominato come consulente Felice Caccamo. Il direttore e fondatore del giornale ‘O Vicolo è l’unico in grado di interpretare lo spirito di quella famosa intervista passata alla storia come «Vabbuò, chill’ nun poteva nun sapere».
Quando si ascolta la registrazione della telefonata del presidente Esposito al giornalista del Mattino viene spontaneo immaginarselo nelle vesti di Felice Caccamo: giacca azzurra, cravatta con nodo esagerato, gli occhiali dalle lenti spesse e il Vesuvio sullo sfondo: «Tengo ‘o mare n’ fronte, ‘o cielo n’ ccoppa».
Il tormentone su Caccamo (forse il più riuscito personaggio di Teo Teocoli) è partito da un articolo di Annalisa Chirico su Panorama.it e ha fatto in fretta a diffondersi, come succede a quelle battute che diventano subito una spia di consenso. Persino la senatrice Alessandra Mussolini si è esibita in un’imitazione della telefonata.
Certo, tra un esimio presidente della Corte di Cassazione e un giornalista, un po’ cialtrone, intento più alle sue singolari abitudini alimentari (‘o struzzo di mare oppure ‘a frittura globale), che a scovare notizie, la differenza è abissale. Ma sono bastati una telefonata in dialetto («Tiziu, Caiu e Semproniu an tit che te l’hanno riferito. E allora è nu pocu divers»), un momento di eccesso di confidenza, uno stato di rilassamento familiare per avvicinarli in maniera incredibile.
Caccamo vive con la moglie Innominata (che prende puntualmente a «mazzate in faccia») e i figli Tancredi, Boranga e Ielpo. I suoi inseparabili amici sono Pesaola, Bruscolotti e l’ex presidente del Napoli Ferlaino, suo vicino di casa. Ormai è una maschera napoletana, come Pulcinella, Tartaglia (il vecchio cancelliere balbuziente, astuto e pedante, dai grossi occhiali verdi), ‘O Pazzariello («Attenzione… battaglione… è asciuto pazzo ‘o padrone…»).
Caccamo sa bene che i magistrati parlano attraverso le sentenze, ma sa anche che qualche volta parlano al telefono.”

"Antonio Esposito pare Caccamo": Aldro Grasso sul Corriere della Sera

“Antonio Esposito pare Caccamo”: Aldro Grasso sul Corriere della Sera