Atalanta-Roma FOTO scontri. Polizia: Vietare trasferta ai romanisti o porte chiuse

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Novembre 2014 - 14:48 OLTRE 6 MESI FA

BERGAMO – “Vietare le trasferte ai romanisti”, “giocare Atalanta-Roma a porte chiuse”. Queste le reazioni delle forze dell’ordine dopo gli scontri di sabato sera durante e dopo la partita Atalanta-Roma. Una delle partite più calde dal punto di vista della rivalità fra tifoserie.

Sembra non basti, alla polizia e all’opinione pubblica che trova spazio sugli articoli dell’Eco di Bergamo, i limiti e le restrizioni severe imposte a chi va allo stadio, a cominciare dalla tessera del tifoso. Tessera che avrebbe dovuto scremare i tifosi “buoni” dai “cattivi”, lasciando gli scontri lontani dagli stadi e soprattutto dalle telecamere delle tv. Ma i romanisti che sabato erano presenti (600/700) allo stadio “Atleti azzurri d’Italia” avevano tutti la tessera del tifoso. Quindi la soluzione proposta è il divieto totale.

Lo dice la polizia, o meglio il sindacato Ugl, che vuole che la prossima volta si giochi a porte chiuse:

«L’Ugl Polizia di Stato – in questo comunicato – esprime solidarietà a tutti i colleghi rimasti feriti negli scontri avvenuti nel dopo partita Atalanta-Roma che si è svolta nella serata di sabato 22 novembre e ringrazia tutti gli appartenenti delle forze dell’Ordine che hanno scongiurato un’eventuale disgrazia. Bilancio finale della partita di calcio: agenti feriti, mezzi danneggiati, tanta paura, tragedia sfiorata. I poliziotti sono davvero stanchi di essere impiegati in servizi di ordine pubblico e considerati carne da macello gettati in pasto a quei “teppisti” che si definiscono tifosi! Ieri sera gli agenti (oltre 350) impiegati a garantire la sicurezza all’incontro di calcio, hanno rischiato davvero tanto, osiamo dire la loro VITA, tutto questo solamente per una partita.

Riteniamo inaccettabile quanto accaduto ieri e chiediamo che sia applicata la massima pena a carico delle 6 persone arrestate più le 2 denunciate in quanto minorenni. A questi “signori” bisognerebbe addebitare tutti i danni subiti dai poliziotti rimasti feriti e addebitare le spese per tutti i mezzi rimasti danneggiati».

Anche l’Atalanta calcio condanna i protagonisti degli scontri di sabato:

«In riferimento ai gravi incidenti verificatisi nelle vicinanze dello stadio, ieri sera al termine della partita con la Roma, l’Atalanta condanna fermamente coloro che si sono resi protagonisti di azioni così vili e violente che niente hanno a che fare con la civiltà e la sportività della maggior parte della tifoseria atalantina».

Un altro articolo preoccupato, sempre sull’Eco di Bergamo, vede nel lancio di bengala e di bombe carta un’escalation del livello dello scontro, e trova allarmante il fatto che fra gli otto fermati ci fossero due minorenni:

Le bombe carta cariche di chiodi scagliate contro i poliziotti, sabato sera dopo Atalanta-Roma, sono un pessimo segnale. Sono indizio di un cambiamento, di un salto di qualità. Un mutamento, se così si può dire, nell’esercizio della guerriglia di strada da parte delle frange più violente della tifoseria nostrana. L’altro segnale preoccupante è il fermo di due minorenni tra gli otto teppisti bloccati. Il mito ultrà, quel particolarissimo mix di cameratismo e protagonismo prêt-à-porter con qualche innesto di ideologia antisistema, è ricco di fascino anche per le nuove generazioni, certamente più smaliziate, ma forse anche più fragili, più esposte, rispetto ai predecessori, all’altalena sociale. E per questo più cariche di rabbia. Gli scontri sono stati organizzati dettagliatamente. Prima il lancio dei bengala da parte degli ultrà romanisti verso la Curva Sud, in mezzo alla gente. Poi gli agguati dei nerazzurri nel dopopartita. Nulla di improvvisato, nulla di spontaneo. I teppisti hanno attaccato su più fronti, scegliendo con cura il momento e il luogo per gestire l’assalto nel modo più micidiale possibile.

Preoccupazione condivisa dal questore di Bergamo, Dino Finolli, che intervistato dall’Eco sostiene che la trasferta dei romanisti era da vietare:

«La trasferta dei romanisti andava vietata. Noi avevamo provveduto a segnalare al Viminale l’alto rischio di incidenti. Il risultato è che questi disordini sono avvenuti e abbiamo impiegato quasi 500 uomini delle forze dell’ordine per far spostare nemmeno mille tifosi ospiti».

Il questore Dino Finolli, come sua consuetudine, non si nasconde dietro a un dito. È convinto che gli scontri del dopo partita di Atalanta-Roma siano premeditati e che fossero nell’aria da tempo. Tanto che la Digos le scorse settimane aveva suonato il campanello d’allarme: in questo campionato la gara più pericolosa dal punto di vista dell’ordine pubblico a Bergamo sarà quella con la Roma, avevano scritto i poliziotti in un’informativa spedita nella capitale. Vuoi per la trentennale rivalità fra le due curve, vuoi per episodi più recenti (gli accoltellati a Roma di qualche anno fa, conto ancora in sospeso; il carrarmato alla Festa delle Dea; l’uccisione del tifoso napoletano Ciro Esposito da parte di un ultrà giallorosso). La premeditazione, l’organizzazione, secondo il questore, ci sta tutta, perché bombe carta, bulloni e chiodi mica si trovano per strada.

Alcuni residenti nei dintorni dello stadio, fra i quali a quanto pare alcuni esperti dei conflitti in Indocina, raccontano all’Eco di Bergamo che sabato sera “sembrava il Vietnam”:

I residenti della zona attorno allo stadio non ne possono più. All’indomani della «bella serata» i commenti dicono che gli abitanti sono esausti del continuo ripetersi di fatti come quello di sabato sera. «Sembrava la guerra del Vietnam», ha detto uno di loro mostrando i lacrimogeni e i sassi rimasti nel parcheggio della curva Sud dopo la guerriglia che ha visto affrontarsi i «tifosi» dell’Atalanta e le forze di polizia.

Questo il bilancio finale della Questura:

L’elenco dei feriti comprende un funzionario della Questura di Bergamo, con frattura di due falangi del piede destro ed infrazione dell’alluce (prognosi superiore ai 15 giorni); due sottufficiali appartenenti al reparto mobile di Padova ai cui venivano diagnosticate rispettivamente ferite all’anca, alla coscia e al mento (prognosi superiori ai 20 giorni il primo e ai 10 giorni il secondo). E ancora: due appartenenti alla Digos questura di Roma, presenti a Bergamo al seguito della tifoseria capitolina, a cui venivano diagnosticati rispettivamente traumi distorsivi del rachide cervicale e traumi contusivi al ginocchio ed al fianco (prognosi per entrambi superiore ai 20 giorni).

L’intervento delle forze dell’ordine, impegnate a respingere le aggressioni portate dagli ultras, ha portato all’arresto di sei tifosi bergamaschi, oltre a due minorenni denunciati a piede libero: sono stati bloccati nella flagranza dei reati di danneggiamento, resistenza e violenza a pubblico ufficiale lesioni e violazione dell’art. 6 bis legge 401/89 e successive modifiche.

Ecco chi sono gli arrestati: M.B. dell’82 nato ad Alzano Lombardo, pregiudicato per reati specifici alla normativa sulla violenza sugli stadi; F.R. del ’96 nato a Bergamo ma residente a Sorisole; D.U. dell’84 nato a Calcinate ma residente a Costa di Mezzate; L.B. del ’94 nato a Bergamo pregiudicato per reati contro il patrimonio; F.P. dell’82 nato ad Alzano Lombardo ma residente a Brembate; M.R. dell’88 nato a Romano di Lombardia ma residente a Valtorta pregiudicato per reati specifici relativi alla normativa sulla violenza sugli stadi. Ovviamente, precisa la Questura, gli arrestati hanno agito in concorso tra loro e con altre persone, al momento rimaste ignote: sono in corso accertamenti ed attività investigative mirate all’identificazione dei responsabili.