Bangladesh, edificio crollato a Dacca: funerali di massa e proteste

Pubblicato il 2 Maggio 2013 - 19:24 OLTRE 6 MESI FA

DACCA (BANGLADESH)  –  Il 1 maggio, nella capitale del Bangladesh sono scesi in piazza circa ventimila lavoratori per denunciare ancora una volta le fatiscenti condizioni del palazzo crollato a Dacca lo scorso 24 aprile. Il crollo ha provocato la morte di 272 persone.

Si tratta del peggiore disastro nella storia nazionale: durante le manifestazioni molti brandivano striscioni rossi con sopra scritto “Impiccate gli assassini, impiccate i padroni delle fabbriche!”. Tuttavia, a differenza che nei giorni precedenti, alla massiccia partecipazione non hanno fatto riscontro particolari episodi di violenza, e altrettanto sembra essere avvenuto oggi 2 maggio. La riapertura degli stabilimenti è avvenuta in condizioni relativamente tranquille, ben diverse dagli assalti alle aziende, dagli incendi e dai saccheggi che avevano fatto seguito alla carneficina.

Del resto, in un Paese poverissimo e dalle scarse risorse, l’industria tessile rappresenta una delle poche attività che offrono possibilità d’impiego a tre milioni di persone, sebbene con salari estremamente bassi e condizioni di lavoro proibitive, contro cui si è scagliato lo stesso papa Francesco, il quale ha parlato senza mezzi termini di “schiavismo”.

Il governo nel frattempo ha sospeso dall’incarico Mohammad Refayet Ullah, da quattordici anni consecutivi sindaco di Savar, per aver omologato la stabilità dell’edificio e omesso di far chiudere le fabbriche fino a nuovo ordine quando, la sera prima del crollo, nei muri della struttura cominciarono ad apparire profonde crepe.

Il ministro per gli Enti Locali, Abu Alam Shahid Khan, ha annunciato che le autorità centrali faranno causa all’ex primo cittadino. Sospesi anche due ingegneri che avevano autorizzato la riapertura degli opifici poco dopo la loro evacuazione: sono stati arrestati. In carcere raggiungeranno il proprietario del palazzo e quattro dirigenti d’azienda. Per loro si profila l’incriminazione per disastro colposo e strage.

Intanto, in città a partire da ieri sono iniziati i funerali di massa. Nelle foto che seguono, i familiari delle vittime sono stati costretti ad identificare i corpi (foto Ap/LaPresse)