Boscoreale, arresti per spaccio di droga: in casa il busto di Scarface

Pubblicato il 28 Marzo 2012 - 15:37 OLTRE 6 MESI FA

NAPOLI – Con il ”sistema” (l’ organizzazione camorristica) collaboravano tutti: donne, ragazzi, e perfino bambini di 6-8 anni in su, che facevano da vedette per segnalare l’ arrivo delle forze dell’ ordine. Tra i 33 arrestati la notte tra il 26 e il 27 marzo dai carabinieri al ”Piano Napoli”, rione di edilizia popolare di Boscoreale e grande piazza di spaccio dell’ area vesuviana, ci sono 8 donne, che custodivano la droga per 400 euro a settimana. Le vedette prendevano 200 euro, i ”pusher” 400, piu’ il 10% su ogni dose venduta.

”A sorvegliarli – dice il procuratore aggiunto della Dda di Napoli Rosario Cantelmo – c’ erano dei controllori, che funzionavano come capi-reparto. Un’ organizzazione industriale, che fa riflettere su come la criminalità organizzata sia in grado di offrire un ‘lavoro’ ad intere famiglie”.

Ed infatti l’ attuale collaboratrice di giustizia Valeria Tufano, ex spacciatrice del Piano Napoli, entrò nell’ organizzazione a 13 anni. In una conversazione registrata dagli investigatori si rivolgeva al boss Francesco Casillo, ”proprietario” della piazza di spaccio dal 1991, per fare ”assumere” il figlio nel ”sistema”.

Durante gli arresti effettuati dai carabinieri della Compagnia di Torre Annunziata sono state identificate diverse sorelle e madri di donne già arrestate per detenzione di droga, che avevano ottenuto l’ affidamento dei loro figli.

Al Piano Napoli, una serie di casermoni realizzati a Boscoreale dopo il terremoto del 1980, furono trasferite intere famiglie del centro storico di Napoli. Qui si spacciava h/24, comprese domeniche e festivi, divisi in tre turni. Gli incassi erano di 17-18 mila euro al giorno, con punte di 25 mila nei fine settimana, per un fatturato da un milione al mese.

Francesco Casillo, 39 anni, figlio di un aderente alla ”Nco” di Raffaele Cutolo, arrestato nella precedente operazione dei carabinieri il 5 luglio 2011 e divenuto collaboratore di giustizia, è ritenuto dagli investigatori, un narcotrafficante di livello internazionale e l’uomo che ha introdotto il crack in Italia.

Alleato del clan Gionta, collegato agli Aquino-Annunziata, riforniva di cocaina la piazza di spaccio vesuviana acquistandola dai broker sul mercato internazionale, in Spagna ed Olanda. Ma tra i venditori – ha reso noto il procuratore Cantelmo – c’ erano i guerriglieri colombiani delle Farc.

A gestire la piazza di spaccio del Piano Napoli per conto di Casillo era Carlo Padovani, 34 anni, arrestato anche lui nel blitz del 5 luglio 2011, che percepiva uno stipendio tra i 5 ed i 6 mila euro al mese. Personaggio di spicco della criminalità organizzata, di personalità violenta ed in possesso di numerose armi, Padovani aveva collocato un busto di ”Scarface” in casa (vedi foto qui di seguito).

Grazie ai certificati medici di un dirigente della Asl Na3-Sud, arrestato anche’esso, era riuscito ad ottenere un regime alternativo alla detenzione in carcere. Nel nuovo blitz a Boscoreale, che ha portato in carcere quadri intermedi e gregari dell’ organizzazione, (33, mentre alte 17 ordinanza sono state notificate a soggetti gia’ detenuti) i carabinieri hanno sequestrato circa 5 chili di cocaina ed armi. In passato, nei casermoni del rione di edilizia popolare, erano spuntati anche dei ”kalashnikov”.

”Qui – dice il capitano Alessandro Amadei, responsabile del nucleo investigativo dei carabinieri di Torre Annunziata – cominciano a familiarizzarsi con le armi da bambini”.

Il busto di Scarface nella casa di Padovani