Bruxelles, chi è la donna della FOTO simbolo degli attacchi

di redazione Blitz
Pubblicato il 23 Marzo 2016 - 15:57 OLTRE 6 MESI FA
Bruxelles, chi è la donna della FOTO simbolo degli attacchi

Bruxelles, chi è la donna della FOTO simbolo degli attacchi

BRUXELLES – Si chiama Nidhi Chaphekar ed è una hostess indiana la donna diventata suo malgrado il simbolo degli attentati di Bruxelles del 22 marzo. E’ lei la giovane donna con i pantaloni scuri e la camicia gialla della divisa della Jet Airways lacerata, la polvere addosso, seduta su una delle sedie della area partenze dell’aeroporto di Zaventem.

Nidhi Chaphekar stava per imbarcarsi su un volo intercontinentale per Newark, Stati Uniti, con i suoi colleghi. Sarebbe dovuta partire alle 10:15 ora locale, e quando sono esplose le bombe, intorno alle 8 di mattina, era già lì.

Nelle esplosioni è rimasta solo ferita, e tutt’ora è ricoverata in ospedale, ma le sue condizioni non sono gravi. A fotografarla, con il volto coperto di polvere e sangue, è stato Ketevan Kardava, corrispondente della Georgian Public Broadcaster.

La donna, madre di due figli, presto tornerà in India. Intanto per lei si è mobilitata anche la rete, con l’hashtag #PrayForNidhi.

L’ATTENTATO – Dalle indagini risulta che sono quattro i terroristi coinvolti negli attentati di martedì 22 marzo a Bruxelles: tre sono morti da kamikaze, il quarto (l’uomo con il cappello nella foto diffusa dalla polizia) è in fuga.

Il procuratore federale belga Frederic Van Leuw oggi ha aggiunto altri tasselli per ricostruire gli attentati che hanno colpito Bruxelles.

Dei tre kamikaze, solo due sono stati identificati. Si tratta dei fratelli Bakraoui: Ibrahim, che si è fatto esplodere all’aeroporto Zaventem, e Khalid, che invece si è ucciso nella metropolitana a Maelbeek. Né il secondo kamikaze dell’aeroporto, né l’uomo in fuga sono stati identificati.

Khalid, nato a Bruxelles e di nazionalità belga, si è fatto esplodere nel secondo vagone di un treno che proveniva dalla stazione di Schuman (che serve le sedi della Commissione e del Consiglio europei, nonché di altre grandi istituzioni e media) in direzione della stazione di Arts-Loi.

Il fratello Ibrahim, nel suo ‘testamento’ – contenuto in un computer ritrovato in un cestino – ha scritto di doversi “muovere in fretta, non saper che fare, non sentirsi più sicuro” e di non voler rischiare di “ritrovarsi in una cella vicina alla sua”, probabilmente Salah Abdeslam, uno dei responsabili degli attentati di Parigi.

Il covo dei terroristi è stato ritrovato nella zona di Schaerbeek grazie al tassista che ha portato i tre all’aeroporto di Zaventem. L’uomo era rimasto sorpreso che non gli avessero lasciato toccare le loro valigie. Nell’appartamento perquisito è stato trovato un arsenale per confezionare ordigni esplosivi, soprattutto 15 kg di esplosivo di tipo Tatp, confezionato con prodotti chimici di facile reperibilità, che è lo stesso utilizzato negli attentati di Parigi.

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