Caserta, Rosaria Aprea massacrata di botte. Antonio Caliendo resta in carcere

Pubblicato il 14 Maggio 2013 - 17:31 OLTRE 6 MESI FA

CASERTA – Antonio Caliendo, 27 anni, resta in carcere dopo che domenica notte ha massacrato di botte la sua compagna, riducendola in fin di vita. Il gip ha convalidato l’arresto per tentato omicidio e maltrattamenti. Rosaria Aprea, 20 anni, è ancora in prognosi riservata, dopo due interventi chirurgici e l’asportazione della milza, ormai spappolata per i troppi calci ricevuti.

Rosaria è ricoverata al Trauma Center dell’ospedale civile di Caserta, dove lotta tra la vita e la morte. Per questo gli inquirenti non sono ancora riusciti a ricostruire l’esatta dinamica di quella notte in cui Caliendo si è accanito sulla sua compagna, nonché madre di suo figlio. Non si conosce neppure il luogo dell’aggressione.

Dopo due ore di interrogatorio, il gip di Santa Maria Capua Vetere, Giuseppe Meccariello, ha confermato il fermo per Caliendo. Ai pm il giovane ha raccontato di una lite per motivi futili, nessuno scatto d’ira, nessuna gelosia. Tralasciando di ricordare che Rosaria lo aveva già denunciato due volte per aggressioni e lesioni. Ma non erano bastate le botte per convincere Rosaria a lasciare il padre di suo figlio. Anzi, i due sarebbero dovuti andare a vivere insieme in un appartamento a Casal di Principe dove Caliendo viveva attualmente da solo.

Non voleva uscire con me“, si è giustificato il giovane. “Domenica sera – ha raccontato Caliendo – mi sono recato a Macerata Campania a casa di Rosaria in quanto dovevamo uscire per assistere ad una processione religiosa. Eravamo solo io e lei in casa, la madre e i fratelli erano già in piazza; Rosaria però non voleva uscire con me, così mi sono diretto verso l’uscio per andarmene, poi una volta sul pianerottolo lei mi ha spinto, a quel punto ho reagito spingendola anch’io“.

Ha sminuito la gravità della sua reazione: “Le ho dato poi anche un calcio per allontanarla, ma non era così forte – ha aggiunto – Lei è caduta e si lamentava, così io le ho chiesto se stava bene e mi sono offerto di portarla in ospedale ma lei ha detto che avrebbe atteso la madre”. E ha negato di averla presa a pugni: “Le ho dato solo quel calcio“. In passato, sminuisce ancora, “ci sono stati tra di noi altri momenti di tensione; le ho dato qualche schiaffo ma nulla più”. Gli inquirenti sono ora in attesa di poter sentire la versione dei fatti da Rosaria Aprea.