Cristiana Chiarani, “vuole uccidere Berlusconi”. Secondo Sallusti..

Pubblicato il 10 Dicembre 2012 - 09:44 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Alessandro Sallusti, agli arresti domiciliari, passa il tempo a cinguettare. Così deve essersi imbattuto nel profilo twitter di Cristiana Chiarani, una “collega giornalista”, colpevole di aver twittato prima contro di lui e poi contro l’ex premier Silvio Berlusconi. E per questo le ha dedicato la prima pagina del suo Giornale sotto un titolo allarmante: “La giornalista che vuole uccidere il Cavaliere“.

Scrive Sallusti:

Cristiana Chiarani è una collega giornalista. Di più, è una maestrina del giornalismo che non disdegna lezioni di etica professionale e personale. Oltre, immagino, alla tv nella quale lavora, lo fa anche sui canali internet, tipo Twitter. Proprio sul famoso social network la ragazza ha cinguettato, così si dice, sul mio caso. Non le sto simpatico, ha scritto che l’Ordine dei giornalisti avrebbe dovuto radiarmi da tempo, che sono un irresponsabile, che diffamare non è informare e cose del genere. Pensiero legittimo, non importa se basato su falsi (io non ho diffamato nessuno). La questione è un’altra. Perché ieri, sempre su Twitter, la suddetta campionessa di etica e professionalità, a proposito del ritorno in campo di Silvio Berlusconi ha scritto: «Forse dobbiamo piantargli un paletto di frassino nel cuore o sparargli nel cervello per evitare che torni… Basta!!!». Ecco da chi dovrei imparare il mestiere, dai giornalisti che istigano a sparare in testa a Berlusconi. Credo che su un punto la collega abbia ragione: io e lei non possiamo stare nello stesso Ordine professionale. Che fai, Cristiana Chiarani, ti dimetti tu o insisti con i tuoi amici perché caccino me?

Ma il tweet della Chiarani era molto più scherzoso di quel che a Sallusti deve essere sembrato. La giornalista alludeva evidentemente ai tradizionali metodi usati per eliminare vampiri, zombie e colleghi. E il direttore del Giornale, costretto agli arresti domiciliari, deve aver perso il senso dell’umorismo. Intanto, c’è già chi in rete gli suggerisce di fare attenzione a certe invettive, questa volta scritte sì di suo pugno, che potrebbero costargli una nuova querela per diffamazione. Salvo poi sdrammatizzare, sulla stessa lunghezza d’onda della Chiarani, e accostare il direttore al Nosferatu di Werner Herzog, capolavoro vampiresco del 1979.