Ercolano, papiri carbonizzati dal Vesuvio aperti dal Cnr senza essere srotolati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Gennaio 2015 - 12:43 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Aprire i papiri di Ercolano carbonizzati dal Vesuvio senza srotolarli. Questa la sfida vinta dai ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche, Cnr, che hanno utilizzato un sistema a raggi X per leggere i papiri di Ercolani, carbonizzati dall’eruzione del vulcano campano nel 79 dopo Cristo.

Silvia Bencivelli su Repubblica scrive:

“I papiri di Ercolano erano stati ricoperti dalla cenere e dai gas incandescenti del vulcano. Oggi appaiono schiacciati, bruciati, distorti, ma conservano al loro interno gli insegnamenti dei filosofi e degli studenti della Villa dei Papiri: la ricchissima biblioteca fondata da Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Giulio Cesare e seguace della filosofia epicurea.

Dalla loro scoperta, nella metà del Settecento, a oggi, molti studiosi avevano provato ad aprirli, ma tutti li hanno inevitabilmente danneggiati, a volte finendo per frammentarli completamente e distruggerli. La sfida dei ricercatori è così diventata quella di riuscire a leggerli senza srotolarli”.

Una sfida raccolta dai ricercatori del Cnr, che hanno utilizzato una tecnica simile a quella della Tac medica per leggerli:

“la tomografia a raggi X a contrasto di fase, resa disponibile all’Esrf (European Synchrotron Radiation Facility) di Grenoble, in Francia”.

Vito Mocella, ideatore della ricerca e fisico dell’Imm, ha spiegato alla Bencivelli:

“La tecnica permette di cogliere il lievissimo rilievo sulla carta dato dall’inchiostro, lettera per lettera e poi foglio per foglio. In questo modo, si può svelarne il contenuto da fuori, lasciando il rotolo del tutto intatto. La vera difficoltà è stata poi analizzare i dati, perché le superfici interne dei papiri sono contorte. Abbiamo rinunciato agli algoritmi e proceduto a mano”.

Un lavoro impegnativo, spiega Repubblica:

“In precedenza, tecniche ottocentesche che oggi fanno rabbrividire gli esperti di conservazione prevedevano l’apertura forzata delle pagine e la raschiatura strato per strato, man mano che se ne ricopiava da un’altra parte il contenuto. Nei decenni scorsi, si erano trovati metodi solo poco meno distruttivi, che permettevano di sciogliere la carta carbonizzata, di “smontare” il papiro e poi ricomporne i resti come in una specie di puzzle”.

I papiri inizialmente erano quasi duemila, poi negli anni alcuni sono andati persi:

“E oggi al Museo archeologico di Napoli se ne contano circa seicento di cui quattrocentocinquanta ancora da aprire. Dentro, spiegano storici e scienziati, potrebbero esserci opere del pensiero epicureo di inestimabile valore, inedite e mai trascritte. Come il papiro che è stato letto per primo e che, dallo stile della scrittura, sembra poter essere attribuito al filosofo epicureo Filodemo, attivo a Ercolano nel secondo quarto del primo secolo avanti Cristo, e alla mano del suo scriba.

Ma soprattutto, oltre a farci leggere le parole di Filodemo, la tecnica a raggi X cambierà l’archeologia, come in questa occasione ha già dimostrato di poter fare, permettendoci l’accesso a parole sigillate nelle pagine del passato, quelle delicate dei testi arrivati a noi dopo millenni di avventure. Ed è proprio l’idea, dice Mocella, che «oltre alle parole questa volta sono venuti alla luce anche i pensieri, a commuovermi di più»”.

(Foto Ansa)