Everest, mistero: 6 esperti scalatori morti in una settimana

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Maggio 2016 - 06:26 OLTRE 6 MESI FA

KATHMANDU – Mistero sulle alte vette dell’Everest: quattro esperti scalatori sono morti e di altri due non si hanno più notizie. Paresh Nath e Gautam Ghose, entrambi indiani, hanno perso il contatto con il resto della loro squadra mentre si avvicinavano alla vetta del monte, alto 8.848 metri. Facevano parte di una squadra di quattro persone, uno dei quali, Subhash Pal, indiano, è morto domenica dopo che si è sentito male. Il quarto membro del team, una donna, è stata soccorsa e portata in ospedale. Phurba Sherpa, 25 anni, ha invece trovato la morte, giovedì, nel tentativo di cercare un percorso per raggiungere la cima.

La morte dello sherpa è stata vista dallo scalatore olandese Eric Arnold, 36 anni, che pur avendo raggiunto la cima dell’Everest è deceduto sabato, durante la discesa, dopo aver accusato debolezza. Maria Strydom, 34 anni, di nazionalità sudafricana, che ha insegnato alla Monash University in Australia, è morta sabato pomeriggio per mancanza d’ossigeno, dopo essere tornata indietro dalla tappa finale perché si sentiva male.

Questi decessi sulla montagna più alta del mondo, hanno rinnovato le preoccupazioni sulla sicurezza: alcuni scalatori, lo scorso anno furono travolti da una valanga innescata da un terremoto di magnitudo 7.8 che colpì il campo base e tutte le spedizioni subirono una battuta d’arresto. La Strydom, settimane prima della sua morte, mentre stava per affrontare la scalata dell’Everest, affermò che lei e il marito volevano sfatare la convinzione che i vegani fossero “deboli” o “malnutriti”.

“Le persone hanno un’idea distorta dei vegani e scalando le sette cime, vogliamo dimostrare che possono fare questo e anche di più”. Parlando dei pericoli cui andavano incontro gli scalatori aveva affermato:”Tutti abbiamo sentito parlare di casi di congelamento, dei tempi d’attesa eccessivi a causa di persone inesperte che bloccano i percorsi”. “Ciò può comportare situazioni in cui ci trova tra la vita e la morte, in cui gli sherpa e altri alpinisti rischiano la propria vita per tentare dei salvataggi”.

Al momento, tre funzionari dell’India sono arrivati ​​a Kathmandu per coordinare le ricerche e mercoledì sarà impiegata un’altra squadra di soccorso, afferma uno sherpa.
“Stiamo cercando di localizzarli e preghiamo per loro, ma erano molto in alto. E ‘difficile mantenere viva la speranza”, ha detto all’AFP, Wangchu del Trekking Camp Nepal. Quando gli alpinisti salgono sopra gli 8.000 metri, entrano nella “zona della morte”: il terreno è difficile, l’ossigeno scende a livelli pericolosamente bassi ed è facile sopraggiunga il “mal d’altitudine”, detto anche “mal di montagna”.

Dopo due anni consecutivi di disastri mortali, in questa stagione più di 350 scalatori hanno raggiunto la cima dell’Everest. La scalatrice USA Melissa Arnot, lunedì è diventata la prima donna americana a raggiungere con successo la vetta e scendere senza bisogno della scorta d’ossigeno. Nonostante i rischi e i recenti disastri, il fascino di Everest rimane immutato, e il Nepal nella primavera di quest’anno ha rilasciato 289 permessi agli stranieri.

L’alpinismo è una delle principali fonti di guadagno dell’impoverito Nepal. Ma il terremoto dello scorso anno, che fece strage di quasi 9.000 persone, ha minacciato il futuro dell’arrampicata e dell’industria del trekking nella nazione Himalayana.