“Scoperto il bancomat dei politici”: la prima pagina del Fatto Quotidiano

Pubblicato il 12 Ottobre 2012 - 01:24 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Scoperto il bancomat dei politici”: è questo il titolo di apertura del Fatto Quotidiano nell’edizione del 12 ottobre 2012.

Il giornale diretto da Antonio Padellaro entra nella questione dei tanti soldi pubblici finiti per usi privati, e cita esponenti del Pdl e il fratello dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Scrive il Fatto Quotidiano: “La Russa preme per l’ex moglie. Paolo Berlusconi deve rientrare di 2 milioni. La Santanchè chiede aiuto per la sua azienda. Sull’Espresso le telefonate con Ponzellini quando guidava la Banca Popolare di Milano. C’è anche il capo della Finanza che chiede le sigarette al direttore dei Monopoli di Stato”.

Il tema viene ripreso dall’editoriale di Marco Travaglio “Sono pazzi questi ladroni”.

“Da anni la gente, quando vede un politico in tv, cambia canale e, se lo incontra per strada, sputa in terra. Molti presunti onorevoli, quando non vengono riconosciuti, declinano false generalità e professioni, disposti a passare anche per papponi o posteggiatori abusivi pur di non confessare di essere parlamentari. Poi però continuano a comportarsi da impuniti, anzi da più impuniti che mai, proprio quando dovrebbero stare attenti anche allo scontrino del caffè al bar. Quello che si lamenta perché guadagna solo 8 mila euro al mese. Quello che taglia le gomme al disabile perché gli impedisce di parcheggiare in divieto. Quella che dà appalti alla società del figlio e poi dice di non essersene accorta. Quello che, per giunta nel partito di Di Pietro, bonifica 700 mila euro di “rimborsi” sui suoi conti personali e poi si difende dicendo di averli usati per finalità politiche (senz’accorgersi che, se fosse davvero così, sarebbe doppiamente fesso). (…) Si spiega solo così l’immeritata fama conquistata, solo grazie al confronto con questa gabbia di matti, dai cosiddetti “tecnici”: categoria che ospita, come tutte, una buona dose di decerebrati, di magliari e anche di mariuoli. (…) Ieri, per dire, la seduta del Senato dedicata alla legge anticorruzione è saltata perchè i senatori, in tutt’altre faccende affaccendati, hanno rinviato a martedì. Tanto, dopo tre anni, c’è tempo. Eppure non c’è bisogno di essere onesti per approvare l’anticorruzione (per giunta finta): basta essere furbi, dotati di un minimo istinto di sopravvivenza. Infatti i più indignati per la scarsa serietà dei politici sono proprio i mafiosi. Due boss della ’ndrangheta, intercettati nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’assessore lombardo Zambelli (quello che comprava i voti dalle cosche a 50 euro l’uno), convengono sul fatto che “’sti politici ’e mmerda, piccoli e grandi, sono uno peggio dell’altro”. Nel 2005 un mafioso siciliano, anche lui intercettato, raccontava a un collega ciò che gli aveva detto un altro picciotto: “Dice che Cammarata e Miccichè sono ‘fanghi’, proprio gentaglia, dice: ‘Sono tutti cocainomani’. ‘Cammarata avant’ieri al Cuba (un night club, ndr)… ubriaco che vomita sopra il tavolo’, dice! Gli ho detto: ‘M i nchia, il primo cittadino!’. ‘Eh, il primo cittadino, è una cosa, sono una cosa schifosa. Ma la gente – dice – ne ha le tasche piene. Poi si sono fatti i fatti loro, non hanno pensato per nessuno, pensano per loro soli… Posti, soldi…’”. Una lezione su come distinguere il piano morale da quello penale. È bello sapere che, in Italia, c’è ancora qualcuno che s’i ndigna. La Cupola, al posto del Parlamento, la legge anticorruzione l’avrebbe già approvata da un pezzo.”