Genova, parla clochard bastonato: “Coprivo mia moglie, loro picchiavano” (foto)

di redazione Blitz
Pubblicato il 16 Febbraio 2014 - 11:37 OLTRE 6 MESI FA

GENOVA – “Io coprivo mia moglie Alice e loro picchiavano”, sempre più forte. Questo il ricordo di Bobak Yan, uno dei quattro senzatetto aggrediti a sprangate la notte del 25 gennaio a Genova. Al Corriere della Sera ricorda di quella notte in cui sono arrivati in silenzio, incappucciati e con le mani armate di tubi rubati in un cantiere poco distante. Hanno cominciato a picchiare e hanno massacrato due coppie di clochard. Un minuto di ultraviolenza immortalato nelle immagini shock delle telecamere di un negozio sotto i portici di piazza Piccapietra.

Bobak, badante per 5 anni a Taranto, da dicembre vive in strada a Genova con la moglie. Ora ha una placca di ferro in testa. “Non riconosco nessuno, non so, non capisco...”, dice riguardando le immagini pubblicate sul Corriere Mercantile. “So solo che io ero lì sotto con Alice e che fuori fra gli scatoloni c’erano mio cognato e sua moglie”.

Jonas, suo cognato, fa il mimo e suona la chitarra mentre la moglie raccoglie le offerte col cappello. Gli hanno spezzato la mano e forse non potrà più suonare: “È preoccupato perché ora non sa come guadagnarsi da vivere”, racconta ancora Bobak.

La procura indaga ma si inizia ad escludere la pista xenofoba. Ci sono alcuni iscritti al registro degli indagati con l’accusa di tentato omicidio. Sono italiani, uno con un precedente per ricettazione: sul profilo Facebook sventola la bandiera della Sampdoria. Gli investigatori stanno verificando il traffico telefonico e attendono i risultati del Dna su un passamontagna trovato vicino al luogo del pestaggio.

Il procuratore Michele Di Lecce spiega:

“Non sappiamo ancora esattamente quale sia stato il movente ma dagli elementi raccolti direi che si sta allontanando l’azione di un gruppo xenofobo”.  

Bobak e Alice, Koloman e Susanna, vivono ora ospiti di una parrocchia del centro accuditi dai volontari di Sant’Egidio. Koloman e Susanna sono arrivati sei anni fa in Italia, con una chitarra e una maschera da mimo. Bobak e sua moglie avevano invece scelto Taranto, dove assistevano una persona anziana che poi è venuta a mancare. Hanno perciò dovuto raggiungere i parenti a Genova e adattarsi alla vita da senzatetto. Ma Bobak sogna ancora: “Vorrei fare l’agricoltore, avere una casetta, anche piccolina, e portarci Alice”.

(Foto dal Corriere della Sera)