Greenpeace, le foto degli attivisti in carcere in Russia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Settembre 2013 - 18:25| Aggiornato il 30 Settembre 2013 OLTRE 6 MESI FA

AMSTERDAM – Greenpeace condanna la decisione della corte russa di sottoporre gli attivisti a custodia cautelare in attesa della fine delle indagini sulla protesta contro le trivellazioni nell’Artico, avvenuta nei giorni scorsi. Gli avvocati degli attivisti hanno subito chiesto il loro immediato rilascio.

Sono in tutto 28 gli attivisti di Greenpeace che dopo essere stati ammanettati sono stati portati nella sede della corte di Murmansk, dove sono rimasti in prigione alla presenza di interpreti inadeguati. A loro si aggiungono un fotografo e cameraman freelance.

Tra questi, 22 rimarranno in custodia cautelare per 2 mesi, mentre altri 8 saranno riascoltati dopo 3 giorni di detenzione.

Il Direttore Esecutivo di Greenpeace International Kumi Naidoo ha dichiarato:

“Queste detenzioni sono come l’industria petrolifere russa: una reliquia del passato. I nostri pacifici attivisti oggi si trovano in prigione per aver acceso i riflettori sui pericolosi piani di Gazprom. L’Artico si sta sciogliendo davanti ai nostri occhi e questi coraggiosi attivisti si ribellano contro coloro che vogliono trivellare. Io sono qui ad esprimere la mia solidarietà ai 30 attivisti insieme a milioni di persone. Le loro azioni sono giustificate dalla spregevole incapacità dei governi del mondo di proteggere i loro popoli dale minacce del cambiamento climatico. Noi non ci lasceremo intimidire e ci appelleremo contro queste detenzioni, e insieme vinceremo”.

Tra gli attivisti in custodia c’è anche l’italiano Cristian D’Alessandro (32 anni) e Peter Willcox, il capitano americano della Rainbow Warrior che venne bombardata dagli agenti del governo francese nella Nuova Zelanda nel 1985.

Più di 500 mila persone hanno scritto alle ambasciate russe di tutto il mondo da quando la nave è stata sequestrate una settimana fa. Greenpeace sta organizzando proteste in diverse città di tutto il mondo e spiega in un comunicato “che il possibile reato di pirateria è ingiustificato e che le autorità russe hanno abbordato l’Arctic Sunrise illegalmente in acque internazionali” concludendo che molti esperti di diritto internazionale condividono questa linea”.

L’associazione ambientalista ha diffuso delle immagini in cui si vedono alcuni degli attivisti dietro le sbarre ammanettati: