Il party di Vallejo Balda FOTO. Papa Francesco: “Serpenti”

di Edoardo Greco
Pubblicato il 4 Novembre 2015 - 10:17 OLTRE 6 MESI FA

CITTÀ DEL VATICANO – Da una parte il monsignor Lucio Angel Vallejo Balda che fa un party con comunione inclusa su una terrazza vista San Pietro, dall’altra Papa Francesco che, fra oppositori interni e scandali, vorrebbe riformare la Chiesa e sbotta: “Serpenti velenosi”.

Il party. È il 27 aprile del 2014, e il matinée sulla terrazza non è il solito party della Roma che conta. Siamo in cima al Palazzo della Prefettura degli Affari economici del Vaticano. L’aperitivo per 150 invitati comprende affaccio su piazza San Pietro, un parterre privilegiato per assistere alla canonizzazione di due papi. Ai piedi delle colonne del Bernini, migliaia di pellegrini. Sulla terrazza, un po’ più comodi, gli ospiti di Monsignor Vallejo riceveranno la comunione in un bicchiere di cristallo. Fra loro c’è l’altra arrestata nello scandalo Vatileaks, la lobbysta Francesca Immacolata Chaouqui. Una festa piena di vip e sponsor che sarà immortalata da Dagospia su Cafonal (vedi foto) e che Giovanna Cavalli sul Corriere racconta così:

Ma la festa ecclesio-vip del 27 aprile 2014 creò subito scandalo, anche per via di quegli sponsor (Assidai, fondo sanitario per dirigenti e Medoilgas, petrolio) segnalati in calce all’invito «strettamente personale» con stemma della Santa Sede e che, per addobbi e canapè, spesero (pare) intorno ai 20 mila euro. Uno sfoggio inappropriato che fece arrabbiare papa Bergoglio e che segnò il declino inesorabile dell’attivissimo tandem Vallejo-Chaouqui. Esclusi dalle poltrone d’onore sul sagrato, i due avrebbero organizzato l’evento alternativo con vista canonizzazione. «Nemmeno sapevo che esistesse, quella terrazza», racconta Bruno Vespa, che fu tra gli ospiti. «Ho ricevuto l’invito formale della Prefettura per gli Affari economici e sono andato con mia moglie, tutto qui. Non mi sono fermato per il buffet e comunque non era mica un funerale, da stare contriti, ma una festa religiosa. Non conoscevo affatto monsignor Vallejo. La Chaouqui invece sì, da lobbysta intrigante cercava sempre contatti, continuò anche dopo. Da allora però lasciai cadere la cosa. E mi parve un po’ strano che avesse invitato Dagospia».

E in effetti, con il braccio destro renziano Marco Carrai, Roberto Arditti di Expo, il presidente dello Ior Ernst Von Freyberg, l’ex direttore del Gr Antonio Preziosi e Maria Latella, salì lassù anche Roberto D’Agostino, che poi ci fece uno special Cafonal. «Ma quale party dei vip? Mica c’era Scamarcio, mica c’era la Bellucci, al massimo Vespa. Io no, perché sono arrivato in ritardo, calpestando orde di polacchi sdraiati, ma la gente è stata inchiodata là dalle 10 del mattino alle 18 e 30, per andare al bagno bisognava scalare i tetti. E che dovevamo restare pure a digiuno, a espiare peccati sotto il cielo plumbeo? Che poi altro che banchetto, c’erano quattro pizzette rinsecchite e il vino nei bicchieri di plastica, tutto molto rural, strapieno di imbucati. Io mica ci ero andato per lavoro, ma per un fatto mio religioso. Ho scattato le foto con l’iPhone, mentre i tanti giornalisti che c’erano chiacchieravano e basta. Comunque traboccava di gente anche la terrazza di fronte, eh. E poi boh, a me questo Vallejo non mi sembrava tutto ‘sto corvo».

Non solo party. Il Vaticano così come verrà raccontato nei libri “Via Crucis” di Gianluigi Nuzzi e “Avarizia” di Emiliano Fittipaldi, fatto di lussi, scandali e incoerenze, è molto diverso dalla Chiesa “povera per i poveri” che vuole papa Bergoglio. Giacomo Galeazzi su La Stampa:

“Nell’insieme i volumi tracciano a tinte fosche un panorama inquietante. Dai mega-appartamenti da 500metri quadri dei cardinali di Curia al tesoretto ecclesiastico di quattro miliardi di euro in proprietà immobiliari. Segreti non ritenuti così rivelatori della situazione del pontificato da meritare negli Usa l’anteprima dei principali media, che non fanno mai sconti alla Chiesa. Non vi hanno trovato novità o dati sconvolgenti.

Alcune situazioni erano già conosciute. Per esempio, il lussuoso attico dell’ex segretario di Stato, Tarcisio Bertone, la «malagestio» della sanità cattolica dall’Idi all’ospedale di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, dai conflitti interni per la gestione delle finanze vaticane tra i vertici vaticani (Pell, Calcagno, Parolin). A questo quadro descritto negli ultimi mesi dai mass media, il libro di Nuzzi aggiunge registrazioni di incontri riservati tra prelati e il Papa («i costi sono fuori controllo, ci sono trappole», dice Francesco).

Bilanci non ufficiali da cui emergono corruzione e malaffare. Per il resto non sono una novità i fasti delle gerarchie, le regge a canone zero, la fabbrica dei santi, le offerte dei fedeli sottratte alla beneficenza, il buco nero delle pensioni, le veline e i veleni di chi sabota le riforme Nell’inchiesta di Fittipaldi, soldi, immobili, sprechi. Ma anche affari sporchi e privilegi. Lo Ior gestisce 4 fondi di carità ma nel 2013 e nel 2014 neppure un euro è andato ai bisognosi o alla solidarietà nonostante saldi in attivo per decine di milioni di euro.

“Serpenti velenosi”. Papa Francesco è “amareggiato” per Vatileaks 2, ma non per questo si vuole certo fermare. La lettura del Vangelo offre a Papa Francesco l’opportunità per esprimersi neanche tanto indirettamente sull’attualità. Ieri (3 novembre), per esempio, il Pontefice ha parlato di quando “Cristo si paragona al ‘serpente innalzato'”, secondo un’immagine che “rimanda all’episodio dei serpenti velenosi”, che nel deserto “attaccavano il popolo in cammino”.

Commentandole, di fronte a cardinali, vescovi, e tanti esponenti di Curia riuniti in San Pietro per la messa per i prelati defunti, Francesco ha detto: “Gli israeliti morsi dai serpenti, rimanevano in vita se guardavano il serpente di bronzo che Mosè aveva innalzato su un’asta”, “un serpente salvava dai serpenti”, e la “stessa logica è presente nella croce” di Cristo, ha detto per significare che l’odio si vive con l’amore.