Indesit, sciopero nazionale a Fabriano. 5mila in corteo contro il taglio di 1400

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Luglio 2013 - 13:58 OLTRE 6 MESI FA

FABRIANO – Sono cinquemila, secondo fonti sindacali, i lavoratori scesi in piazza per protestare contro la famiglia Merloni. “Siamo qui per il futuro dei nostri figli”, gridano contro la decisione della Indesit di tagliare 1400 posti di lavoro nei suoi quattro stabilimenti (due nelle Marche e due in Campania). E sfilano per le vie del centro storico di Fabriano, in provincia di Ancona. Insieme a loro ci sono pure i colletti bianchi del pubblico impiego e i commercianti del centro: allo sciopero nazionale di 8 ore, al quale hanno aderito tutte le aziende metalmeccaniche della provincia, non manca nessuno.

Il corteo è seguito a distanza da un centinaio di operatori delle forze dell’ordine. Nel corteo, il vescovo di Fabriano, Giancarlo Vecerrica, il sindaco della cittadina, Giancarlo Sagramola, insieme a tanti sindaci del distretto, il governatore delle marche, Gian Mario Spacca.

Tutta Fabriano sta aderendo allo sciopero: ferme le aziende, saracinesche abbassate e solidarietà agli operai anche da parte dei commercianti; chiusi anche alcuni bar e ristoranti, che erano stati dispensati dall’aderire allo sciopero per non fermare un servizio a beneficio di cittadini e turisti.

Nei giorni scorsi la tensione in Indesit è cresciuta vorticosamente, nonostante un parziale dietrofront annunciato dalla proprietà. “Fabriano brucia!”, era il titolo ricorrente sui quotidiani locali e gli scioperi “a gatto selvaggio” di mezz’ora negli impianti per bloccare la produzione degli elettrodomestici hanno aizzato il fuoco sullo scontro.

L’azienda ha sostanzialmente deciso di de-localizzare all’estero, soprattutto in Polonia, la produzione degli elettrodomestici a basso valore aggiunto e tenere quello che resta, l’alto di gamma, in Italia. Sul banco degli accusati il costo del lavoro nel nostro Paese che scoraggia qualunque investimento e alimenta la fuga delle multinazionali per non perdere quote di mercato e restare competitivi.

Le stesse difficoltà incontrate anche dalla Whirlpool in Trentino, che giovedì ha firmato un accordo con la provincia nel tentativo di limitare il costo sociale del piano di riorganizzazione dell’azienda. Stessi problemi anche per la svedese Electrolux tra Veneto e Friuli, appianati ora soltanto da un’ingente commessa di Ikea che ha chiesto 22mila frigoriferi per il mercato inglese e tedesco, facendo così ripartire l’impianto di Susegana.