Iraq, jihadisti Isis verso Baghdad. Obama: “Pronti ad azione militare”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Giugno 2014 - 19:52 OLTRE 6 MESI FA

BAGHDAD –  La marcia dei ribelli jihadisti dell’Isis (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) non si arresta e punta alla capitale irachena Baghdad. E Washington si dice pronta “ad una azione militare”. I guerriglieri hanno lanciato un appello ai loro sostenitori per unirsi alla battaglia. Rinforzi militari dal nord-est della Siria diretti verso la città irachena di Mosul sono arrivati oggi, per il terzo giorno consecutivo, alle avanguardie di miliziani qaedisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante.  Centinaia di miliziani qaedisti hanno anche circondato una raffineria di petrolio nella provincia irachena di Baiji, tra Mossul e Baghdad. I curdi hanno occupato Kirkuk, la capitale del petrolio iracheno.

In risposta il governo di Nouri la Maliki ha ordinato dei raid aerei sulla città di Tikrit, in parte controllata dai miliziani dell’Isis. In precedenza il governo di Baghdad aveva detto di aver ripristinato il controllo di Tikrit, città natale dell’ex presidente Saddam Hussein.

OBAMA: “USA PRONTI AD INTERVENIRE” – L’Iraq avrà bisogno di ulteriore assistenza americana, gli Stati Uniti sono pronti a un’azione militare quando i loro interessi di sicurezza nazionale sono minacciati: lo ha detto il presidente americano, Barack Obama. Gli Stati Uniti stanno lavorando per identificare il modo più efficace di intervenire e aiutare, ha aggiunto. L’Iraq è ”chiaramente in una situazione di emergenza, ci sono alcune cose che vanno fatte subito”.

Gli Stati Uniti ribadiscono il “sostegno al popolo e al governo iracheno nella loro lotta contro il terrorismo”, ha detto l’ambasciatrice americana all’Onu, Samantha Power. “Gli Usa continueranno a lavorare con il popolo iracheno, partner regionali e organizzazioni internazionali al fine di garantire risorse e strategie necessarie per combattere lo ‘Stato Islamico dell’Iraq e del Levante’ e altri gruppi terroristici, affinché la popolazione possa raggiungere la pace, la democrazia e prosperità economica che merita”.

FRANCIA: “AGIRE SUBITO” – Come Obama la pensa il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius: “L’avanzata dei jihadisti in Iraq mette gravemente in pericolo l’unità e la sovranità dello Stato iracheno” e rappresenta una ”seria minaccia per la stabilità di tutta la regione”, ha detto Fabius, sottolineando che ”la comunità internazionale deve occuparsi imperativamente” di questa situazione.

GRAN BRETAGNA MANDA ESPERTI. “NO AZIONE MILITARE” – Londra ha inviato in Iraq una squadra di esperti in assistenza umanitaria per stabilire i bisogni dei civili in fuga dalle violenze esplose in parti del Paese. Intanto il ministro degli Esteri, William Hague, ha escluso la possibilità di un’azione militare. ”Siamo molto preoccupati per le centinaia di migliaia di persone sfollate e avendo grazie al nostro consistente budget per interventi umanitari potremmo essere in grado di offrire assistenza, ha detto Hague, ma non saremo coinvolti dal punto di vista militare. Sosterremo gli Stati Uniti in ciò che intenderanno fare, siamo in contatto con loro. Sottolineamo ancora tuttavia che la risposta è in primo luogo compito della leadership irachena”. 

RUSSIA: “COLPA DI USA E GB” –  Mosca si dice profondamente preoccupata da quanto accade in Iraq dove “abbiamo messo in guardia da tempo” che la politica americana e britannica “non sarebbe finita bene”. “Il terrorismo è aggressivo perché le forze di occupazione non hanno prestato alcuna attenzione al processo politico interno e non hanno facilitato il dialogo ma perseguito solo i propri interessi”, ha detto il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov.

OSTAGGI TURCHI – Intanto il ministero degli Esteri turco fa sapere che sono 80 i cittadini turchi in ostaggio in Iraq: 50 presi in ostaggio al consolato di Ankara a Mosul e una trentina di camionisti sequestrati in precedenza.

PETROLIO AI MASSIMI – Il petrolio sale ai massimi da un anno con l‘esclation delle violenze in Iraq. Le quotazioni del greggio salgono sopra i 106 dollari al barile, penalizzando il settore aereo in Borsa.

(Foto Ansa)