La petizione per salvare Arturo, “l’orso polare più triste del mondo” FOTO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Luglio 2014 - 14:39 OLTRE 6 MESI FA

MENDOZA (ARGENTINA) – Una petizione che ha come scopo quello di salvare Arturo, un vecchio esemplare di orso polare che vive nello zoo di Mendoza in Argentina, ha già raccolto oltre 250mila firme.

Lo scopo della petizione è di farlo trasferire in un Centro in Canada, ad una latitudine e a temperature certamente più consone alla specie. Il clima di Mendoza è infatti torrido e facilmente supera i 35 gradi e l’orso soffre ogni giorno il caldo diventando in breve tempo “l’animale più triste del mondo”.

Il noto esperto di animali Danilo Mainardi, sul Corriere racconta la storia di Arturo:

“A ben poco serve la pozza d’acqua presente nel recinto dell’orso e tanto meno quel ridicolo pannello con l’immagine di terre innevate collocato a fare da sfondo. Si teme che il trasferimento sia fatale per un orso di quell’età. Ma tanto vale provare a regalargli, forse, un’ultima migliore fase della vita. Arturo, ultimo esemplare di orso polare in Argentina, è stato definito “l’animale più triste del mondo e dentro a quell’attribuita generica tristezza sono molti e diversi fattori che concorrono a determinare il suo palese disagio. Quello forse meno determinante, ma che comunque colpisce la sensibilità della gente, è che da due anni sia rimasto solo essendo morta la compagna Pelusa. I maschi di orso polare infatti, passata la stagione degli amori, vivono isolati e solitari, lasciando alle femmine le incombenze familiari”.

La solitudine di Arturo pertanto non è il fattore cruciale per la sua ‘tristezza’. C’è ben altro e per capire basta guardarlo. L’orso polare è uno splendido animale fabbricato per vivere al freddo. Tutto di lui lo dice: la folta pelliccia, ovviamente, ma anche le piccole orecchie, le dimensioni e il rapporto volume/superficie corporea. Adattamenti morfologici selezionati dall’evoluzione per non dissipare calore, fondamentali per vivere al freddo. È difficile capire come sia stato possibile ospitare una specie con queste palesi esigenze ambientali in condizioni così diverse da quelle per cui la selezione naturale lo ha forgiato. Lo si spiega purtroppo solo con l’antica funzione degli zoo che pretendono di mostrare la varietà e la diversità della natura ovunque e comunque”.

“La tristezza di Arturo però non è solo questo. Guardandolo nei video sul web si vede chiaramente il suo anomalo comportamento. È un animale colpito da depressione, patologia che insorge spesso negli ospiti dei giardini zoologici. Si origina da una vita sempre più distante da ciò che l’evoluzione biologica ha costruito per la specie, lontana dalle naturali esigenze ecologiche e comportamentali che la cattività non potrà mai soddisfare. Aspettative frustrate che fanno insorgere la depressione che, in definitiva, non è che l’effetto di un disadattamento. Sempre nel video non sfugge poi come Arturo sia afflitto da stereotipie locomotorie”.

“Va avanti e indietro in continuo, con movenze immutabili, lungo lo stesso tragitto, come si riscontra del resto per molte specie in cattività. Ben venga dunque la petizione per Arturo che rispecchia l’atteggiamento empatico umano nei confronti di tutti gli orsi. Vedremo in autunno nei cinema la bellissima storia avventurosa di un altro orso polare, il cucciolo Nanuk, prodotto dal nostro Brando Quilici. Un’avventura di orsi e uomini che andrà a soddisfare la nostra sete di empatia”.