Laura Ravetto: Berlusconi la chiama “onorevole Boschi” e lei si arrabbia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Maggio 2014 - 18:22 OLTRE 6 MESI FA
Laura Ravetto: Berlusconi la chiama "onorevole Boschi" e lei si arrabbia

Laura Ravetto (LaPresse)

ROMA – Silvio Berlusconi ha preso in giro Laura Ravetto chiamandola “onorevole Boschi“, ma alla deputata di Forza Italia la battuta non è andata giù: “Eh no, presidente, basta con la Boschi, qui lei ne ha tante brave e belle quanto la ministra”. È successo nel giorno del confronto interno a Forza Italia sul risultato (negativo) del voto delle elezioni europee.

Carmelo Lopapa, nel suo retroscena su Repubblica, scrive che il partito di Berlusconi era diviso in due fazioni: da una parte il “cerchio magico”, più Denis Verdini, Giovanni Toti e i capigruppo, Renato Brunetta alla Camera e Paolo Romani al Senato; dall’altra Raffaele Fitto, Mara Carfagna, Laura Ravetto e i sostenitori delle primarie. Racconta Lopapa:

«No, veramente io avrei qualcosa da dire», alza il dito Raffaele Fitto quando Silvio Berlusconi ha concluso la sua sbrigativa analisi post voto e Denis Verdini ha finito di spiegare come si faranno i congressi comunali in autunno, dando per chiusa la partita. […] «Caro presidente, questo voto è stato uno tsunami e non possiamo fare finta di niente» è l’esordio di Fitto mentre il viso di Berlusconi inizia a farsi terreo. «Qui nessuno mette in discussione la tua leadership e vorrei dire a Marcello Fiori e Antonio Tajani che io sono più berlusconiano di loro» è la stoccata con riferimento agli attacchi subiti ieri dai due dirigenti in altrettante interviste. […]

Il capo aveva appena finito di annunciare l’ennesima trovata, l’operazione «mille azzurri », per selezionare volti nuovi, interamente affidata al consigliere Giovanni Toti e al sindaco di Pavia (finito al ballottaggio) Alessandro Cattaneo. «Ma presidente, tu devi essere capace di sorprenderci, deve indicarci prospettive, non devi avere paura del futuro — incalza di nuovo Fitto — Non esiste la storia dei mille, la classe dirigente si seleziona dal basso, non possiamo continuare a nominare gente dall’alto. Quell’incarico io non lo vorrei, non ho nulla contro Toti e Cattaneo, ma non esiste che l’incarico sia affidato a loro». E giù ancora applausi. Piano piano — segno anche questo del disfacimento della leadeship granitica di un tempo — altri si fanno coraggio e intervengono in sostegno dell’ex governatore. Perfino un fedelissimo come Daniele Capezzone. E poi Laura Ravetto, che introduce il discorso delle primarie, «da fare a tutti i livelli per scegliere i dirigenti».

[…] Niente congressi, occorrono le primarie per scegliere tutto, dai dirigenti ai candidati alle amministrative, rilancia Fitto. «L’ho sempre ritenuta una cosa di sinistra, però ci si può lavorare» è l’apertura che alla fine concede Berlusconi. Che incarica la stessa Laura Ravetto del compito di stilare le regole per tenere le primarie. Mentre lo dice Maurizio Gasparri fa le smorfie. Lei se ne accorge e si accendono scintille. Nulla a confronto di quelle successive tra Verdini e Fitto quando è ora di stilare il documento finale, che acquietare tutti non fa riferimento né a congressi né a primarie, se ne riparla tra due settimane. Berlusconi prova a smorzare la tensione con una battuta, rivolto alla Ravetto: «Condivido il suo intervento, onorevole Boschi». E lei: «Eh no, presidente, basta con la Boschi, qui lei ne ha tante brave e belle quanto la ministra». Anche la verve comica non riscuote più successi.