Lega Nord, Bossi chiede scusa commosso: poi abbraccia Maroni

Pubblicato il 11 Aprile 2012 - 10:45 OLTRE 6 MESI FA

BERGAMO – Le Lega Nord riparte da Bergamo, con le scope in mano e lo storico leader commosso che chiede scusa alla platea di militanti per i “danni” commessi da chi porta il suo cognome. Dopo i dirigenti locali, ad aprire il comizio dell’orgoglio leghista, che prova a risorgere dallo scandalo della gestione dei rimborsi elettorali, è Roberto Maroni, divenuto uomo-simbolo della richiesta di pulizia dalle ‘mele marce’ che hanno gettato ombre sul partito.

All’inizio, tra la base è gara di cori ‘Maroni, Maroni’ e ‘Bossi, Bossi’, come se a Bergamo la base fosse chiamata a scegliere il prossimo segretario federale del movimento, dopo il passo indietro del senatur. Ma Maroni è netto. Da una parte, spinge per il cambiamento (congressi regionali “subito” e federale “anticipato a giugno) e per l’espulsione di chi ha sbagliato (“sarà la Lega a ‘dimettere’ Rosi Mauro”, Belsito “sarà espulso dal federale giovedì'”). Dall’altra, ha parole di comprensione e affetto per il vecchio amico Umberto. “Bossi non c’entra niente, ha fatto un gesto da vero leghista”, scandisce, eliminando ogni tentazione alla divisione interna e tentando di placare i cori anti-cerchisti della base che ribolle. Il risultato e’ che Maroni non riesce neanche quasi a nominare Renzo Bossi che la platea copre la sua voce coi fischi.

– Poi tocca al senatur, come da tradizione, la chiusura della serata. L’intervento del fondatore del Carroccio e’ un accorato appello all’unita’ del movimento. Bossi chiede alla base e ai dirigenti con lui sul palco -oltre a Maroni anche gli altri triumviri, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago – un “giuramento” per superare le divisioni. Perche’ il vero nemico e’ il “centralismo romano”, e “da oggi si riparte a testa bassa”, spiega.

Lo storico leader, poi, si scusa e si commuove quando parla dei figli. “I danni sono stati fatti da quelli che portano il mio cognome. Mi spiace enormemente, scusate'”, ammette. “Mi dispiace per la Lega e anche per i miei figli, li ho rovinati io. Dovevo fare come Berlusconi mandare i figli a studiare all’estero, mandarli via per salvarli”, aggiunge commosso, interrotto da qualche fischio: “Mi piange il cuore”. Bossi non parla di Rosi Mauro, la vice presidente del Senato, accusata di aver speso i soldi della Lega per sue esigenze personali. Ma difende a spada tratta la moglie, Manuela. Marrone, sospettata di aver usato i rimborsi elettorali per la sua scuola, la Bosina. “Addirittura siè detto che mia moglie fa le messe nere: poveraccia, lei insegna, questa è pura persecuzione”. Ma gli basta nominare Belsito (“era pulito”, sostiene) e ribadire che si è trattato di un “complotto” che la platea s’infiamma e partono i fischi. A chiusura di comizio, Maroni è sul palco con la scopa in mano. E, prendendo il microfono, al tradizionale grido corale ‘Libertà”, aggiunge, con puntiglio, ‘Pulizia’.

Oltre alle lacrime di Bossi, la manifestazione è stata accompagnata dalle lacrime di Roberto Calderoli, dai baci e gli abbracci tra Bossi e Maroni e dall’inno della Lega cantato accanto alla bandiera e con la mano sul cuore. Tutte le foto de LaPresse (per altre immagini clicca qui):