Libia, bandiera italiana bruciata a Bengasi FOTO

di redazione Blitz
Pubblicato il 28 Aprile 2016 - 04:50 OLTRE 6 MESI FA
Libia, bandiera italiana bruciata a Bengasi FOTO 3

Libia, bandiera italiana bruciata a Bengasi

TRIPOLI –  Bandiera italiana bruciata a Bengasi, in Libia. Il tricolore è stato dato alle fiamme dai sostenitori del generale Khalifa Haftar, capo di Stato maggiore dell’esercito libico che fa ancora capo alle autorità di Tobruk, “per protestare contro le critiche mosse dal ministro della difesa italiano” all’esercito libico. E’ quanto riporta sul proprio account Twitter l’analista dell’International Crisis Group Claudia Gazzini.

In un’intervista alla stampa, domenica scorsa, la ministra della Difesa, Roberta Pinotti, aveva detto di Haftar: “Siamo contenti se combatte l’Isis, ma ora si chiede che tutti gli sforzi puntino a sostenere il nuovo governo”. Secondo Gazzini le dichiarazioni del ministro sono state “esagerate” dai social media libici.

“Veder bruciare una bandiera è un fatto grave. Ma stiamo approfondendo. Non sottovalutiamo ma nemmeno ingigantiamo una situazione che potrebbe essere legata ad alcuni facinorosi”, è stato il commento della ministra della Difesa, Roberta Pinotti, della notizia circolata sui social network di una bandiera italiana che sarebbe stata bruciata a Bengasi in Libia.

Sempre sulla situazione nel Paese nordafricano, la ministra Pinotti, intervenendo a “Porta a Porta”, ha detto riguardo alle indiscrezioni su una partecipazione dell’Italia in Libia, con invio di militari: “La situazione è ancora molto fragile, non siamo ancora ai numeri”. Pinotti ha spiegato che tutto “dipenderà da come si sviluppa la situazione. Se si decide di aprire un’ambasciata è chiaro che qualcuno la deve proteggere. Poi ci potrebbero essere necessità di protezioni particolari”. Quanto alle ipotesi della coalizione internazionale Liam (Libyan International Assistance Mission) “si preparano attività che si presume potrebbero essere utili. Queste sono valutazioni che si fanno sempre a livello di stati maggiori. Ma non ci sono ancora decisioni politiche assunte in questo momento”.