Luigi Lucchi, il sindaco di Berceto (Parma) in mutande davanti al Quirinale

Pubblicato il 22 Marzo 2013 - 13:22 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Il 22 andrò al Quirinale in mutande”. Luigi Lucchi, sindaco di Berceto in provincia di Parma, qualche giorno fa lo aveva promesso: per protestare contro le tasse e i tagli ai fondi dei comuni si sarebbe spogliato davanti al Quirinale ed oggi, i carabinieri lo hanno bloccato un minuto prima di mettere in scena la sua protesta (vedi le immagini infondo a questo articolo).

Lucchi, qualche giorno fa aveva spiegato a Repubblica il perché del suo gesto:

“E’ una scena triste, un momento triste, che dovrebbe far emergere, anche in modo figurato, la situazione in cui si trovano oggi gli amministratori pubblici che vogliono assolvere il compito dettato dalla Costituzione: difendere e tutelare i propri concittadini. E’ la dimostrazione del fallimento della politica, della rottura dei rapporti tra le esigenze del territorio e il Governo centrale visto che non si può trovare e non si trova uno ‘straccio’ d’interlocutore che un tempo era rappresentato dai deputati e senatori eletti nella Provincia e che oggi sono nominati e non bisognosi del consenso dei cittadini”.

“C’è questa nuova tassa, la Tares (che sostituirà la Tarsu e la Tia), i cui effetti, per molti, saranno ben più gravi dell’Imu. Una tassa apparentemente comunale che dovrebbe assolvere il compito di remunerare il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti e invece è un’altra odiosa tassa statale che il Governo neppure ha il coraggio di rivendicare come propria continuando questa ‘buffonata’ anticostituzionale di usare i Sindaci come gabellieri ed aguzzini dei propri amministrati”.

“Questa mia protesta nasce dopo aver scritto al Presidente della Repubblica, il 18 febbraio, e non aver ricevuto risposta (ovviamente, senza spirito polemico, il Presidente, soprattutto ora, ha ben altre preoccupazioni). I motivi sono di principio visto che la Costituzione attribuisce ai Comuni il compito di organizzare, come ritengono opportuno, i propri servizi e non possono esserci ingerenze, dall’alto, per applicare tabelle e regolamenti che non tengono conto della realtà locale. Le tasse comunali, poi, debbono servire proprio per garantire i servizi alla comunità e non possono essere scippate dal Governo, dallo Stato, per altre finalità”.

“Il Governo, insomma, dovrebbe avere il coraggio di metterci la sua faccia se vuole altri soldi dai cittadini e non nascondersi dietro ai Sindaci. C’è poi un motivo pratico e drammatico, soprattutto per la montagna: gli aumenti che derivano dall’applicazione della Tares porteranno alla chiusura di molti esercizi commerciali che al momento vivacchiano economicamente, ma svolgono una grande funzione sociale come può svolgere un bar, un’osteria, un negozio in una frazione.

“Per amministrare, soprattutto oggi, serve molta tenacia, passione, ma anche ottimismo. Sono sempre ottimista e fiducioso e non mi piace il catastrofismo che non porta da nessuna parte, ma ho ben chiaro che questa nuova tassa, con gli spropositati aumenti, diventerà la goccia che farà traboccare il vaso per molti operatori della montagna che abbasseranno, definitivamente, la saracinesca del loro esercizio commerciale aumentando la desolazione e la disoccupazione”.

“Non sarà sufficiente, per questa battaglia per la sopravvivenza, l’aver imbastito questa pietosa scena, di un Sindaco in mutande, ma spero che almeno squarci questo muro di silenzio e connivenza di quanti a parole dicono e promettono cose e poi, nella pratica, con Leggi, regolamenti, decreti anticostituzionali, fanno e continuano a fare esattamente l’opposto perché ignorano la realtà”.

(LaPresse)