Afghanistan, i talebani rivendicano la morte del carabiniere Emanuele Bray

Pubblicato il 25 Giugno 2012 - 17:03 OLTRE 6 MESI FA

HERAT – Ci sono voluti i talebani, e la loro rivendicazione, a chiudere il “giallo” sulla morte del carabiniere Emanuele Bray, 30 anni, ucciso dallo scoppio di un ordigno in Afghanistan.

I talebani afghani hanno rivendicato oggi l’operazione in cui un carabiniere è morto e due sono rimasti feriti nel Centro di addestramento di Adraskan nella provincia di Herat. In una comunicazione con l’agenzia Afghan Islamic Press (AIP) il portavoce degli insorti, Qari Muhammad Ahmadi, ha confermato che ”si tratta di una operazione condotta dai nostri mujaheddin”. Loro, ha concluso senza specificare, ”hanno realizzato l’attacco con un concetto tecnologico, causando vittime”.

Per tutto il giorno c’è stato un rimpallo di accuse tra Italia e Afghanistan circa le responsabilità della morte di Manuele Braj che ha perso la vita in un campo per l’addestramento della polizia afghana, ad Adraskan, nella provincia occidentale di Herat. Secondo il tenente colonnello Francesco Tirino, portavoce del contingente italiano a Herat, si sarebbe trattato di “un attentato tramite il lancio di un razzo”. Diversa la versione del responsabile del Centro di addestramento di Adraskan. Lo scoppio sarebbe stato causato “da una erronea manipolazione di un ordigno che ha riguardato unicamente gli addestratori italiani”.

La deflagrazione ha coinvolto quattro militari dell’Arma appartenenti al Police Speciality Training Team (PSTT) uno speciale nucleo addestrativo della polizia afgana. Il carabiniere scelto Emanuele Bray, trentenne di Galatina (Lecce), effettivo del 13° Rgt. “Friuli-Venezia Giulia” è morto sul colpo. Lascia la moglie di 28 anni e un bambino di appena otto mesi. Il maresciallo capo Dario Cristinelli, 37 anni, di Lovere (Bergamo) e il carabiniere scelto Emilano Asta, 29, di Alcamo (Trapani), effettivi alla seconda Brigata mobile di Livorno e del 7/o Reggimento ‘Trentino Alto Adige’, sono rimasti feriti gravemente alle gambe ed elitrasportati all’ospedale militare americano di Shindand: non sono in pericolo di vita. Illeso il quarto carabiniere. I familiari sono stati informati.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “appresa con profonda commozione la notizia del tragico attentato in cui ha oggi perso la vita un carabiniere e altri due sono rimasti gravemente feriti, mentre svolgevano i propri compiti operativi nella missione internazionale Isaf in Afghanistan, esprime i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari del caduto, rendendosi interprete del profondo cordoglio del Paese”. Il Capo dello Stato “formula l’accorato auspicio che i militari feriti nell’attacco possano superare questo critico momento”. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha espresso ai familiari del militare caduto il suo “più profondo e sincero cordoglio”. “Il mio pensiero – ha detto – va alla famiglia di Bray e all’Arma dei carabinieri, impegnata nell’importante missione di addestramento delle forze di polizia afgane. Voglio augurare una pronta guarigione ai due carabinieri rimasti feriti nell’attentato”. “Il nostro Paese – ha aggiunto il capo del governo – sta facendo uno sforzo molto grande in Afghanistan a sostegno della stabilità e della sicurezza contro il terrorismo internazionale”.

Manuele Braj (foto Ansa)