“The Abramovic method”, al PAC di Milano il protagonista è il pubblico

Pubblicato il 20 Marzo 2012 - 12:28 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Il PAC di Milano, dal 21 marzo al 10 giugno 2012, è lo spazio espositivo prescelto da Marina Abramovic per il suo nuovo attesissimo lavoro, il primo dopo la grande retrospettiva del 2010 al MoMA di New York.

L’artista serba ribalta il concetto di arte e per una volta trasforma il pubblico in protagonista. Francesca Bonazzoli ha raccontato in una rticolo apparso sul Corriere della Sera la sua esperienza dopo aver provato il cosiddetto “the Abramovic method”:

A Milano [Marina Ambramovic] ha scritto ancora una nuova pagina della performance art, performance art, battezzata ‘the Abramovic method’, e ha allargato gli spazi dell’arte fino a confini finora mai esplorati. Per la prima volta, infatti, sono state ribaltate le parti: l’artista spariva, mentre il pubblico diventava il protagonista. Prima abbiamo firmato un impegno a completare fino in fondo le due ore e mezza di performance, poi ci hanno fatto vestire con dei grembiuli bianchi. Marina ci ha guidato negli esercizi di rilassamento e infine ci ha chiesto di indossare una cuffia per isolarci dai rumori esterni e di chiudere gli occhi”.

“Da quel momento lei è scomparsa (io ho sentito un calo di tensione e non ho smesso di sperare che tornasse) mentre i suoi assistenti ci hanno guidato nelle sale del Pac, prima seduti su un’alta seggiola accanto a una seggiolina bassa poggiata sopra cristalli di quarzo, quella per lo spirito. Facevo fatica a rilassarmi, ma ho percepito la differenza fra il mio corpo e il mio spirito tanto che più volte ho sentito la necessità di allungare la mano sulla piccola spalliera, per affetto. Poi siamo stati in piedi sotto un magnete: la sua forza mi faceva barcollare e stancare restituendomi chiara la misura del mio scarso dominio sul corpo. Infine, ci siamo sdraiati su una panca con sotto un grosso quarzo e lì, finalmente, mi sono ricaricata di energia”.

“Ho riflettuto sul tempo e il silenzio, ho ascoltato il mio corpo e i suoi limiti, ma rispetto alle altre performance di Marina, mi è mancata la sua presenza magnetica e penso sia mancata anche al resto del pubblico che assisteva. Ho capito che non possiamo tutti trasformarci in artisti, tuttavia è la prima volta che ho sperimentato l’arte come assenza di spazio e tempo. Con il metodo Abramovic l’arte diventa assenza, buco nero di assoluto. Cioè quello cui hanno teso tutti gli artisti: l’eternità. Dunque se mi chiedete se questa è arte rispondo sì, e anche nella più classica tradizione occidentale: dai fondi oro bizantini a Joseph Beuys passando per la Sistina di Michelangelo, il Suprematismo di Malevic, ‘Lo spirituale nell’arte’ di Kandinskij, ovvero tutta l’arte che si è proposta di elevare lo spirito umano verso le cose ultime. Ma forse questa espansione radicale è ora talmente senza confini da portarla a collassare verso un vuoto che qualcuno dovrà pur tornare a colmare. Forse Marina stessa”.

A seguire le immaigni della performance di MArina Abramovic (foto LaPresse):