Maturità 2013, latino: ecco la traduzione della versione di Quintiliano (foto)

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Giugno 2013 - 09:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Quintiliano con un brano tratto da “Institutio Oratoria”. Questa la versione scelta per la seconda prova del classico. Studenti.it ha postato la traduzione della versione tratta dal Libro 10 dell'”Institutio oratoria”.

Studenti.it ha anche pubblicato il testo integrale in latino:

Sed nunc genera ipsa lectionum, quae praecipue convenire intendentibus ut oratores fiant existimem, persequor.

120 XLVI. 121 Igitur, ut Aratus ab Iove incipiendum putat, ita nos rite coepturi ab Homero videmur. 1

22 Hic enim, quem ad modum ex Oceano dicit ipse amnium fontiumque cursus initium capere, omnibus eloquentiae partibus exemplum et ortum dedit.

123 hunc nemo in magnis rebus sublimitate, in parvis proprietate superaverit.

124 Idem laetus ac pressus, iucundus et gravis, tum copia tum brevitate mirabilis, nec poetica modo sed oratoria virtute eminentissimus.

125 XLVII.

126 Nam ut de laudibus exhortationibus consolationibus taceam, nonne vel nonus liber, quo missa ad Achillem legatio continetur, vel in primo inter duces illa contentio vel dictae in secundo sententiae omnis litium atque consiliorum explicant artes?

XLVIII. 127 Adfectus quidem vel illos mites vel hos concitatos nemo erit tam indoctus qui non in sua potestate hunc auctorem habuisse fateatur.

128 Age vero, non utriusque operis ingressu in paucissimis versibus legem prohoemiorum non dico servavit, sed constituit? Nam et benivolum auditorem invocatione dearum quas praesidere vatibus creditum est et intentum proposita rerum magnitudine et docilem summa celeriter comprensa facit.

129 XLIX.

130 Narrare vero quis brevius quam qui mortem nuntiat Patrocli, quis significantius potest quam qui curetum Aetolorumque proelium exponit?

Traduzione:

Ma adesso voglio parlare proprio di quei generi letterari che ritengo di massima utilità a coloro che hanno intenzione di diventare oratori. Ragion per cui, come Arato creda che si debba cominciare da Giove, così a noi sembra che la cosa migliore sia cominciare da Omero. Ci ha dato infatti un modello, un punto di partenza per tutte le parti dell’eloquenza, proprio come Omero stesso dice dall’Oceano ha inizio il corso dei fiumi e delle sorgenti. Nessuno potrebbe superare Omero per sublimità negli argomenti di grande importanza e per proprietà in quelli di minore importanza: è ricco e conciso, ma è serio, degno di ammirazione per l’abbondanza per la concisione, supera tutti non solo per le sue capacità poetiche, ma anche per il suo vigore oratorio. Volendo pur tacere delle lodi, delle esortazioni e delle consolazioni, non è forse vero che nel nono libro che contiene l’ambasceria ad Achille, o nel primo che descrive il litigio fra i capi, o nei discorsi pronunciati dai consiglieri nel secondo, si mostrano tutte le regole del mestiere da seguire nell’oratoria forense o deliberativa? Non ci sarà certo nessuno così ignorante da non ammettere che un simile autore aveva nelle sue corde tanto i sentimenti moderati quanto quelli trascinanti. E non è forse vero – andiamo! – che all’inizio di entrambi i poemi, in pochissimi versi, ha, non dico rispettato, ma addirittura creato la legge dei proemi? Egli raggiunge infatti questi risultati: dispone favorevolmente il lettore con l’invocazione alle dee che, come era credenza diffusa, proteggevano i poeti; stimola il suo interesse mettendo gli davanti l’importanza degli argomenti; gli chiarisce la storia facendo una rapida sintesi degli avvenimenti principali. Chi può narrare più brevemente di [Omero] la morte di Patroclo, chi in maniera più vivida di lui quando descrive la battaglia fra i Cureti e gli Etoli?

Traduzione versione Quintliano

Traduzione versione Quintliano