“All’Olivetti uccisi dall’amianto”, inchiesta Procura Ivrea e testimonianze degli operai

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Novembre 2013 - 09:47 OLTRE 6 MESI FA

IVREA (TORINO) – La Procura di Ivrea ha aperto un’inchiesta dopo 20 morti sospette, 20 operai dell’Olivetti “uccisi dall’amianto”. La storia è questa. Gli operai lavoravano in alcuni stabilimenti dell’azienda – inquinati da sostanze cancerogene dove si fabbricavano telescriventi e personal computer. Uomini e donne che dopo la pensione si sono ammalati di mesotelioma pleurico. Tutti deceduti tra il 2003 e i primi mesi di quest’anno. tra gli indagati c’è Carlo De Benedetti, che fu presidente dell’azienda dal 1978 al 1996 e suo fratello Franco, che all’Olivetti aveva ricoperto il ruolo di vicepresidente e amministratore delegato. Nella lista anche il nome di Corrado Passera.

LEGGI ANCHE: Riccardo Ruggeri su Italia Oggi: “L’Olivetti non poteva che fallire. E così fu”

“Chiediamo giustizia” dicono le famiglie delle vittime. “Il caso è delicato – ammette il procuratore capo della Repubblica di Ivrea, Giuseppe Ferrando – Le parti lese sono numerose e ci sono degli indagati” .

Tutto era cominciato – racconta la Stampa – dopo una denuncia presentata 6 anni fa dai famigliari di una ex dipendente dell’azienda. La donna aveva lavorato nello stabilimento di San Bernardo, a Ivrea, dal 1965 al 1980: morì il 27 dicembre del 2007 a causa di un mesotelioma pleurico maligno. Le perizie avevano dimostrato che quella dipendente si era ammalata per aver inalato talco contaminato con amianto. E per quella storia, grazie anche all’avvocato Enrico Scolari che difendeva la famiglia, fu rinviato a giudizio Ottorino Beltrami, fino al 1978 amministratore delegato della Olivetti. Il processo, però, non si farà, perché Beltrami nel frattempo è morto.

Nel frattempo però si scoprono nuovi casi:

Si era così scoperto che tutti avevano la stessa malattia per contatto con l’asbesto, e che tutti avevano lavorato fino ai primi Anni 90 negli stabilimenti Olivetti: alle Officine Ico, nei capannoni di San Bernardo e nel comprensorio industriale di Scarmagno. Gli atti erano poi stati trasmessi in Procura e erano arrivate le prime denunce. Molte di queste le aveva presentate la Fiom Cgil del Canavese, che attraverso il legale Laura D’Amico oggi sta seguendo decine di casi. L’impressione è che questa storia sia soltanto all’inizio.

Poi c’è la testimonianza di Gino, 74 anni, 31 anni, dal 1962 al 1993, spesi aggiustando le caldaie dell’Olivetti. Oggi Gino è fiaccato dalle chemioterapie: “Eravamo giorno e notte a contatto con le condotte delle caldaie, quelle che trasportavano l’aria e il vapore per far funzionare i macchinari della fabbrica”. Tutto materiale rivestito di amianto. “Ma nessuno, a quell’epoca, se ne preoccupava più di tanto, anche se ogni anno l’azienda ci ordinava di fare le lastre ai polmoni”.

Era il 1998 e quel giorno lo ricorda come se fosse adesso. «Faticavo a respirare, uno strazio. Mia moglie un mattino mi trascinò in ospedale per una visita». Gino fu sottoposto ad una tac. E sul referto i dottori scrissero due parole che lui subito non capì: «mesotelioma pleurico». Guardò con occhi carichi di domande i medici e si fece spiegare di cosa si trattasse. Gli spiegarono che aveva contratto l’asbestosi, una malattia dovuta al contatto con l’amianto. Dove? Sul posto di lavoro. Così Gino ha iniziato la sua battaglia per il riconoscimento della malattia professionale. Anni passati da un patronato all’altro, da un ufficio all’altro dell’Inail. Alla fine è riuscito a strappare un piccolo risarcimento. Poco più di 2 mila e 400 euro. «Mi fu riconosciuto un danno fisico soltanto per un breve periodo, fino al 1982. Quattro soldi. E’ stato umiliante».

Carlo De Benedetti, si affida ad un comunicato per far sapere che ”nel rispetto degli operai e delle loro famiglie, attende fiducioso l’esito delle indagini nella certezza della sua totale estraneità ai fatti contestati”. La nota del portavoce dell’ingegner spiega anche che ”la realizzazione delle strutture oggetto di indagine precede infatti di diversi anni l’inizio della sua gestione alla Olivetti. Nel periodo della sua permanenza in azienda, inoltre, l’Olivetti – conclude – ha sempre prestato attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, con misure adeguate alle normative e alla conoscenze scientifiche dell’epoca”.