Oregon, bimbo di 6 anni arriva tardi a scuola: messo alla gogna in mensa FOTO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Marzo 2015 - 00:49 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK – Seduto ad un tavolo vuoto e isolato dagli altri bambini dietro un muro di cartone. Questa la gogna spettata ad un bambino di 6 anni, “reo” di essere arrivato in ritardo a scuola, che ha fatto infuriare la famiglia del piccolo. Il preside della scuola elementare Lincoln di Grant Pass, in Oregon, prima ha difeso le regole di comportamento, poi dopo le critiche ricevute anche su Facebook ha dichiarato che l’istituto rivedrà le regole.

Antonella De Gregorio sul Corriere della Sera spiega che il bimbo, accompagnato dalla mamma, arrivava in classe con qualche minuto di ritardo e per questo è stato punito e obbligato a mangiare da solo in mensa:

“Ma le regole della Lincoln -(remiata nel 2012 come scuola d’eccellenza dello Stato «per il livello culturale, l’atmosfera, i progressi compiuti da tutti gli studenti» – spiega Higgins in un video) si sono scontrate con l’indignazione della nonna del piccolo. Che è andata a prendere il bambino e lo ha trovato in lacrime, dietro allo «schermo della vergogna».

Ha fotografato e postato su Facebook l’immagine del nipotino, raccogliendo in breve 130mila condivisioni, oltre all’attenzione dei media. I ritardi del nipote a scuola, «al massimo di uno o due minuti», ha spiegato la nonna, erano dovuti al fatto che l’auto della madre a volte stenta a mettersi in moto al mattino. I commenti e le proteste degli altri genitori hanno indotto la scuola a chiedere ufficialmente scusa per il trattamento eccessivo riservato ai «ritardatari»”.

Anche la mamma si è scagliata contro questa forma di punizione, che ha definito “inaccettabile”:

“«Punirlo per qualcosa di cui non è lui responsabile è profondamente sbagliato – ha detto la mamma -. Questa forma di punizione non è accettabile. Non perché è mio figlio: non vorrei vedere nessun bambino umiliato in questo modo»”.

Il preside John Higgins ha promesso che l’istituto rivedrà le regole, dato che non era intenzione degli insegnanti isolare o umiliare il piccolo:

“«Lo scopo del provvedimento non era isolare o umiliare il bambino, ma consentirgli di lavorare in uno spazio tranquillo, senza distrazioni, per recuperare quello che aveva perso con i ripetuti ritardi. Comprendo che quell’immagine possa aver suscitato una reazione emotiva. Ma se i genitori non sono d’accordo con le nostre regole, siamo pronti a cambiarle. Faremo in modo che i bambini recuperino le lezioni perse in un’apposita aula, insieme a un insegnante che faccia da supervisore»”.

(Foto Facebook)