Processo Ruby Bis: 5 anni a Nicole Minetti, 7 a Emilio Fede e Lele Mora

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Luglio 2013 - 16:48 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Sette anni a Emilio Fede e Lele Mora, cinque a Nicole Minetti. Questo il verdetto del processo Ruby bis. Si chiude così, dopo ventisei mesi di dibattimenti e udienze, e duecento testimoni, il processo per favoreggiamento della prostituzione, “gemello” di quello a carico di Silvio Berlusconi. La richiesta dei pubblici ministeri era di 7 anni di carcere e interdizione dai pubblici uffici.

Il tribunale di Milano ha inoltre disposto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per l’ex direttore del Tg4 e l’ex agente dei vip. Interdizione a 5 anni per l’ex consigliera regionale. La sentenza giunge a 26 giorni di distanza dalla medesima condanna inflitta a Silvio Berlusconi nel processo principale, quello in cui è stato riconosciuto colpevole di concussione e prostituzione minorile.

Tutti e tre condannati ma non per i medesimi capi di imputazione: Lele Mora è l’unico dei tre imputati ad essere stato condannato per tutti i reati contestati. L’ex agente dei vip è stato riconosciuto colpevole di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile. A Mora sono state però concesse le attenuanti generiche per il comportamento tenuto durante il processo e per aver partecipato a buona parte delle udienze: per questo alla fine la condanna è stata equivalente a quella stabilita per Fede. Emilio Fede è stato condannato per favoreggiamento e induzione alla prostituzione delle ragazze maggiorenni, mentre è stato assolto dall’induzione e dal favoreggiamento della prostituzione di Ruby. Gli è stato comunque contestato il reato di favoreggiamento della prostituzione minorile. Nicole Minetti è stata condannata per favoreggiamento alla prostituzione delle maggiorenni, assolta, per non aver commesso il fatto, per l’induzione alla prostituzione delle maggiorenni e assolta, per non aver commesso il fatto, per quanto riguarda il favoreggiamento e induzione alla prostituzione di Ruby.

I giudici di Milano hanno infine disposto la trasmissione alla procura degli atti di una serie di soggetti tra cui Silvio Berlusconi, Nicolò Ghedini e Piero Longo per valutare eventuali ipotesi di reato in relazione alle indagini difensive fatte. Ora rischiano un’indagine per falsa testimonianza. Una decisione “a dir poco surreale” secondo i legali del Cavaliere. In particolare, la presidente del collegio, Annamaria Gatto, ha precisato di fare riferimento ad una riunione convocata da Berlusconi il 15 gennaio 2011 ad Arcore alla presenza di tutte le ragazze protagoniste dei ’festini’ (che poi sarebbero state chiamate a testimoniare nei due processi Ruby).

In aula Mora era l’unico imputato presente. Presenti anche le tre ragazze che si sono costituite parti civili: Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil. I legali dell’ex consigliera regionale hanno depositato una memoria difensiva. Ad assistere all’udienza, questa volta in giacca e cravatta e non in toga, c’era anche il procuratore Edmondo Bruti Liberati. I pubblici ministeri Pietro Forno e Antonio Sangermano hanno deciso di rinunciare alle repliche.

Poco prima della sentenza Emilio Fede aveva detto: “Comunque decida la corte ho dato mandato al mio legale di procedere per calunnia aggravata nei confronti di Chiara Danese, Ambra Battilana e Imane Fadil”. Più tardi ha aggiunto: “‘è una follia giuridica che contribuisce a fare perdere la fiducia nella giustizia”.  ”E’ una condanna talmente forte – ha aggiunto – che voglio esprimere solidarietà ai giudici, perché domani la loro immagine sarà meno dignitosa”.

Il processo avviato il 21 novembre 2011 davanti al collegio presieduto da Anna Maria Gatto e composto da Paola Pendino e Manuela Cannavale, si è svolto in un clima più sereno rispetto al dibattimento a carico di Silvio Berlusconi, caratterizzato da rinvii a colpi di certificati medici e proteste dentro e fuori dall’aula.

I pm in requisitoria hanno paragonato Mora e Fede ad “assaggiatori di vini pregiati”, perché valutavano la gradevolezza estetica delle ragazze e le sottoponevano a “un minimo esame di presentabilità socio-relazionale”, prima di immetterle nel “circuito” delle cene. Nicole Minetti, invece, avrebbe fatto da intermediaria per i compensi alle ragazze, di cui si occupava il ragionier Giuseppe Spinelli, allora fiduciario e “ufficiale pagatore” per conto del Cavaliere.

Pagamenti che consistevano “nella concessione in comodato d’uso” degli appartamenti nel residence di via Olgettina e “in contributi economici” per il loro mantenimento o addirittura per il pagamento delle utenze di casa o delle spese mediche fino agli interventi di chirurgia estetica. Inoltre anche l’ex consigliere regionale, nonché ex igienista dentale di Berlusconi, “in alcune occasioni” si premurava di mettere “a disposizione” delle giovani le proprie auto per raggiungere Villa San Martino. I pm in aula l’hanno definita una sorta di “amministratrice di condominio“, sottolineando come lei nelle serate, non solo era una delle spogliarelliste, ma abbia anche compiuto “atti sessuali retribuiti”. Sia Minetti sia Mora e Fede, infine, secondo i pm, sapevano che Ruby era minorenne, quando l’hanno indotta a prostituirsi con l’ex premier. Ma solo Mora è stato condannato per questo capo di imputazione.

(Foto LaPresse)