Prof. Università di Bergamo: “Trasferitevi in Calabria. Studenti cerebrolesi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Gennaio 2014 - 12:13 OLTRE 6 MESI FA

BERGAMO – “Trasferitevi in Calabria. Avrete un futuro scintillante di consigliori della ‘ndrina. Perché qui non c’è più posto per voi, cerebrolesi”. Il post sulla bacheca dell’insegnante di Diritto penale avanzato e Criminologia, Alessandra Szego, ha provocato un terremoto nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo. Il post è rimasto visibile on line fino a ieri 8 gennaio.

“È terribile che un’insegnante scriva queste parole – racconta uno studente al Corriere.it –. Anche in classe la professoressa usa spesso toni inappropriati e ci dà dei “calabresi”. Da quando è iniziato il semestre, a settembre, il clima a lezione è diventato sempre più pesante. Ma il colmo è arrivato con quella frase su Facebook, in cui ci intimava di andare in Calabria a fare i consiglieri della ‘ndrangheta perché qui non c’è posto per cerebrolesi come noi. È profondamente offensivo, siamo sconcertati”.

Un gruppo di studenti si è rivolto alla preside di facoltà, Barbara Pezzini, che agli universitari ha chiesto tempo per approfondire il caso e ha fissato con loro un incontro ufficiale, per venerdì 10 gennaio.

“Mi serve tempo per dare risposte a questa vicenda. L’episodio in sé, così come me l’hanno raccontato gli studenti, presenta indubbi profili di allarme, ma prima di tirare conclusioni affrettate bisogna contestualizzarlo. È doveroso muoversi con una certa attenzione, con questa docente non avevamo mai avuto problemi”.

Alessandra Szego però si è difesa dicendo di non aver mai scritto né visto quel post:

Quelle parole non le ho pubblicate io e non le ho nemmeno cancellate. Quel post non l’ho mai visto e, se voi l’avete visto, credo l’abbiano messo gli studenti che sono risultati insufficienti all’ultimo compito scritto, per una ritorsione nei miei confronti. Può darsi che i giovani abbiano preso un file caricato da me sul web mesi fa, quello del Sergente Hartman e, violando la mia password di Facebook, abbiano scritto una frase sopra quel video che mi fa tanto ridere…”.

Infine spiega di non aver intenzione di denunciare l’episodio.

“Insegno penale e so benissimo come vanno a finire queste cose, conosco i tempi dell’azione giudiziaria. E poi che faccio: una denuncia contro ignoti? A che servirebbe? Voglio anche tutelare l’università e non mi va di mettere nei guai con un processo dei ragazzotti”.

«Studenti cerebrolesi» «Ma quel post non è mio»

Il post incriminato