Quirinale. Bersani-Alfano, abbraccio (mortale?) in aula (foto)

Pubblicato il 18 Aprile 2013 - 12:55| Aggiornato il 25 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –  Quirinale. Abbraccio Bersani-Alfano in aula. E’ la fotografia del momento, a pochi minuti dal verdetto sull’elezione di Marini a Presidente della Repubblica, suggello di un accordo tra Pd e Pdl. Una decisione fortemente contrastata a sinistra, dove anche solo l’immagine dell’abbraccio per molti rappresenta la prova dell’inciucio con Berlusconi, per altri l’ennesima occasione persa di rinnovamento della classe politica. O, come dice Grillo, Marini è il presidente di Berlusconi. Il Pd rischia di spaccarsi per questa scelta che, comunque la si giudichi, è finora l’argine politico più organizzato contro lo tsunami dell’antipolitica. Una risposta di Casta, si dice: la riappropriazione delle prerogative della politica, dicono altri, contro chi grida solo allo sfascio, contro l’espropriazione della “tecnica”, contro chi sa dire solo no.

Questo abbraccio conduce direttamente alla formazione di un governo di larghe intese? Difficile interpretare la sofisticata strategia a monte (ammesso che ci sia e non sia solo un  pasticcio). Un dirigente ascoltato del Pd, Cesare Damiano, favorevole a Marini presidente, senza doversi turare il naso, si sente di escludere a priori ipotesi di questo tipo. Non sottovaluta però il clima nel Paese. “Si tratta di una spaccatura profonda che va compresa e che non è una cosa che riguarda il cosiddetto popolo del web ma le persone normali. Marini è un buon padre che può conciliare, e se c’è una spaccatura è solo perché si teme un accordo con Berlusconi. In realtà non c’è nessun inciucio: se questa elezione fosse il preludio per un governissimo io non ci sto e non ci starebbe neanche il Bersani e il Pd”.

Bersani non farà governi con Berlusconi, ma chi ci dice che dopo questa partita sarà ancora lui il segretario Pd? La balcanizzazione del partito è un rischio, e se Marini non ce la fa, forse si ricompatta ma a quel punto il segretario sarebbe ancora più fuori dai giochi.