Quirinale. Il Pd sfiducia Bersani, Rodotà bene ma non sfonda

Pubblicato il 18 Aprile 2013 - 13:47| Aggiornato il 26 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

Quirinale. Il Pd sfiducia Bersani, Rodotà bene ma non sfonda. Alla prima prova il verdetto punisce Bersani: 524 schede per Marini, 241 per Rodotà, altri 121, schede bianche 104. Il Partito Democratico alla prima votazione disobbedisce al segretario Bersani e impallina il candidato Marini. L’ex sindacalista non ce l’ha fatta a raggiungere il quorum.Quorum, missione fallita. Il Pd sulla carta avrebbe dovuto garantire 436 voti. Il Pdl 230. La Lega altri 39. Scelta Civica 71, più un’altra dozzina sparsa nel centrosinistra. In teoria 788 voti pro-Marini, poco più di un centinaio di voti si sicurezza rispetto al quorum necessario per vincere nelle prime tre votazioni, 672 voti.

Fallimento Bersani. Un’avvisaglia forte c’è stata nella assemblea dei grandi elettori di ieri sera per scegliere il candidato Marini (222 sì, 90 no, 21 astensioni, 102 assenti). I numeri si incaricano di definire il fallimento della strategia Bersani che, in questa partita, in pratica è stato sfiduciato dal suo partito. La disobbedienza manifestata dal partito segnala l’imbarazzo per l’accordo con Berlusconi. Certifica la presenza di un dissenso radicato nei confronti della leadership. Può rappresentare la preparazione di uno scenario diverso, un cambio di gioco radicale. Per ora si registra come Bersani sia riuscito a convincere gli avversari e a scontentare nello stesso tempo renziani, Veltroni, “giovani turchi”, perfino l’appoggio dei media amici. In  proporzione, il centrodestra ha votato più compatto il candidato offerto dal centrosinistra.

Che fine hanno fatto i voti del Pd? Dei 436 voti Pd destinati a Marini ne mancano tra i 170 e i 200. Una quarantina ha votato Rodotà. 41 voti sono andati a Chiamparino, scelta in cui si distingue la mano dei renziani. Prodi ha raccolto 14 voti, 12 D’Alema, 4 Finocchiaro, 10 Napolitano. Sono 115 voti circa in libera uscita cui vanno sommate le schede bianche: approssimando per difetto, è lecito dedurre una buona metà ascrivile ai Democratici (50).

Rodotà ok, ma non sfonda. 241 voti rappresentano una buona affermazione: a Sel (45 voti) e M5S (162 voti) si è aggiunta una quota del Pd rilevante (per la frattura intestina) ma poco incoraggiante perché ai prossimi scrutini sul professore possano convergere voti in termini significativi.

Che succede ora? Franco Marini potrebbe anche essere ripresentato alla seconda votazione ma è chiaramente un’anatra zoppa. Il primo tweet del giovane turco Orfini, ala sinistra del Pd, è stato “Basta Marini”. Se corre si tratta di un  secondo turno disperato nonostante l’abbraccio di Berlusconi convinto che alla fine passa. Alla fine, prima delle 16, la prossima chiamata, un altro cavallo potrebbe presentarsi ai blocchi di partenza. Resta, sempre secondo logica numerica, che Marini ha conquistato il numero di voti necessario ad essere eletto dal quarto voto in poi: per questo non è esclusa la scelta congiunta Pd-Pdl di votare scheda bianca fino ad allora (quarto voto).